di STEFANO MASUCCI

Basta un caffè per far nascere un’idea. Marco nel cuore porta la casacca della stagione 1993/’94, quella che si concluse con la promozione in serie B dopo la vittoria nella finale playoff con la Juve Stabia e la corsa di “cavallo pazzo” Claudio Grimaudo sotto la tribuna dello stadio San Paolo di Napoli. Davanti a quella tazzina di nero bollente, forse a pochi passi da Palazzo Guerra dove ogni giorno sono chiamati alla loro “missione” giornalistica, l’ha raccontato a Umberto, qualche anno in più rispetto a Marco, che ha prontamente risposto aprendo il suo cuore (granata, naturalmente) spiegandogli come la sua divisa preferita fosse più “giovane”, risalente alla stagione 1998/’99, con il numero 23 stampato sulle spalle e capace di realizzare il gol forse più importante di questo club sotto la Curva Sud, regalandogli l’emozione più bella («ma anche la più tragica, visto quello che accadde la settimana dopo con la morte dei quattro ragazzi del treno di Piacenza», precisa) della sua vita da tifoso.
Basta un caffè per far nascere un’idea. E, a distanza di due anni e mezzo, anche grazie all’impegno di Carlo, un “toscanaccio” di Empoli che, agli inizi degli anni Ottanta, rimase colpito dall’invasione di tifosi granata nel “suo” stadio Castellani nel corso di una sfida della vecchia serie C e che ha deciso di sposare l’idea di Marco e Umberto con la sua casa editrice, rendererla realtà. Lo stadio Vestuti, lì dove – per dirla alla Jovanotti – «ogni canzone mi parla di te», ha ospitato la presentazione di “C’è solo una maglia… Storia dei colori sociali della Salernitana”, libro edito da Geo Edizioni e curato dai giornalisti Marco Rarità, Umberto Adinolfi e Carlo Fontanelli, volume che si candida a diventare una pietra miliare per tutti coloro che hanno il sangue granata e il cavalluccio marino tatuato sulla pelle. Un libro che gira tutt’intorno a quel vessillo, indossato sin dal 1919 dai calciatori che hanno giocato con l’ippocampo, che rappresenta il massimo simbolo della “salernitanità”, capace di descrivere non solo l’epopea nel mondo del pallone del più importante sodalizio sportivo di Salerno, ma anche le evoluzioni e i cambiamenti della stessa città che da quasi cent’anni ha “la testa nel pallone”.

Basta un caffè per far nascere un’idea. E render su carta cent’anni di storia, iniziata con una maglia albiceleste sullo stile della nazionale dell’Argentina e diventata leggenda il 10 dicembre del 1944, alla vigila di Salernitana-Torrese, in una città che stava cercando di rialzarsi dalla guerra, quando l’allora allenatore Carmine Milite, accompagnato da un capitano della marina statunitense, si recò a Resina, il mercato delle “pezze americane” di Ercolano, acquistando 20 t-shirt colore fango che, dopo una notte in un calderone d’acqua calda e colorante, diventarono granata, dando inizio a una leggenda che continua tutt’ora e che si è amplificata attraverso personaggi come Agostino Di Bartolomei, la cui figura – volutamente senza testa, nel rispetto del suo dramma – si staglia sulla copertina del libro con la maglia della promozione in B della stagione 1989/’90.
Basta un caffè per un’idea. E farla diventare a colori grazie alla Geo Edizioni, la casa editrice che ha “sfruttato” il lunghissimo lavoro di spulciamento in archivi e documenti polverosi di Adinolfi, Rarità e Fontanelli, che ha restaurato le tante immagini contenute nel volume e, pixel per pixel, gli ha dato nuova vita, “cancellando” il bianco e nero delle immagini dei pionieri del calcio e regalandogli nuova vita. E basta un caffè anche per aiutare chi, da tempo, si impegna per una nobile causa: parte dei proventi raccolti dalla vendita del libro, infatti, saranno devoluti per sostenere l’impegno degli “Insuperabili”, la squadra di calcio composta da ragazzi diversamente abili affetti da disabilità mentale e curati dalla cooperativa “Il Villaggio di Esteban” presieduta da Carlo Noviello.
Basta un caffè per un’idea. E per emozionarsi, presentando il proprio lavoro: «Il nostro intento è raccontare la storia della Salernitana attraverso i suoi colori sociali e, quindi, della sua maglia. La casacca della Salernitana molte volte parla più di un pallone: la frase di un coro della Curva Sud, “la maglia che porti addosso è la mia ossessione”, spiega al meglio come questa divisa racconti e rappresenti i sentimenti di un popolo come nessun altra cosa». Adinolfi, Rarità e Fontanelli, poi, sono entrati nel dettaglio del loro lavoro: «Per completare un lavoro del genere bisogna essere “malati” di Salernitana: noi lo siamo abbastanza. Abbiamo passato giornate intere spulciando documenti in archivi polverosi che, però, ci hanno permesso di tirare fuori bellissimi aneddoti. Tifare per la Salernitana non è facile, è molto più semplice sostenere qualche squadra che vince. Per noi questo è il bello di essere sempre al fianco dei granata». Alla presentazione, poi, hanno partecipato anche due “vecchi cuori granata”, come Adolfo Gravagnuolo e Andrea Criscuolo, che hanno ricordato l’importanza del lavoro dei tre autori e la viscerale passione del popolo granata che il tempo non ha intaccato. Un messaggio passato anche dal sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli: «Le produzioni editoriali, ma non solo, che si stanno presentando in città in vista del centenario della Salernitana fanno capire quanto sia sentito e importante quest’appuntamento. Noi, come Comune, grazie all’impegno dell’assessore allo sport Angelo Caramanno, stiamo facendo in modo che quest’anniversario si celebri nel migliore dei modi. Quest’opera mi affascina e mi ricorda i vecchi album delle figurine Panini, che tutti abbiamo collezionato. I miei complimenti agli autori che sono riusciti a raccogliere ogni dettaglio utile per descrivere al meglio la massima espressione calcistica della nostra città».

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