“Temo la sosta a novembre: non giocare per tre settimane potrebbe portare i calciatori a rilassarsi troppo”. Parola e musica di Stefano Colantuono. Tutto sussurrato ai microfoni nella sala stampa dell’Arechi prima della sfida con il Perugia. Il calendario segnava 21 ottobre, eppure sembra una vita fa. Soprattutto per il rendimento di una Salernitana che si affacciava con speranza al campionato di serie B e a quella zona playoff che faceva gola e non poco.

Due mesi dopo invece l’entusiasmo, le aspirazioni e i sorrisi si sono ibernati nel gelo di Carpi, dove la Salernitana ha registrato la terza sconfitta su tre uscite nel mese di dicembre, lasciando la zona playoff e precipitando in un tunnel senza fine. Quello che sta mettendo a dura prova la panchina di Stefano Colantuono, oggetto di critiche (nemmeno tante velate) e soprattutto di riflessioni sul futuro prossimo della squadra granata. Perchè dopo i tre punti con lo Spezia, il “Despacito” cantato da calciatori e tifosi sotto la curva Sud Siberiano, tutto ci si aspettava tranne che un crollo verticale.

In tre partita la Salernitana ha perso record e sicurezze: 9 gol subiti in 180 minuti (ne avevi subiti appena 11 in 12 gare disputate), il fortino Arechi caduto miseramente dopo 30 minuti della sfida con il Brescia e i primi venti di contestazione che ora ritornano a spirare forte. Il Foggia sarà il crocevia sia per la stagione che per il futuro di Colantuono: un altro Natale indigesto (dopo le sconfitte col Cagliari tre anni fa, nel derby con l’Avellino due stagioni fa e quella pre-natalizia proprio con il Foggia datata 21 dicembre 2018) proprio non è ben accetto. Risorgere o sprofondare: la Salernitana prova a cancellare il dicembre nero e a regalarsi un pizzico di serenità.

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