Qual è il senso vero dell’anno che comincia? Nel solco di una piacevole tradizione cominciata dodici mesi fa, abbiamo chiesto di spiegarcelo a Gigi Casciello, giornalista di lungo corso e già Direttore – tra gli altri – dei quotidiani campani “Cronache del Mezzogiorno”, “il Roma” e “il Salernitano”, oggi Parlamentare e componente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati. La sua firma, che “macchia d’inchiostro” il nostro Capodanno, è il miglior augurio di un felice 2019.
di GIGI CASCIELLO*
E fu sera e fu mattino. Ieri, oggi, domani, nel tempo che scorre, lento o convulso, c’è una sola certezza: il giorno che arriva con la luce che rischiara anche quando e dove il sole non c’è. E così sta arrivando anche il 2019, tra attese che a volte si fa fatica a vivere come una speranza, impegni ai quali si finisce con il dare sempre troppa importanza perché in fondo non ci lascia mai la pretesa più grande e più grave: il credere di poter fare da sé.
Ed in questo anno che ci lasciamo alle spalle, che a me ha regalato gioie ma anche tormenti che la vita non risparmia, questa pretesa di far da sé è stata dominante, infiltrante nelle nostre comunità, nelle famiglie, una quotidianità sicuramente difficile per tanti ma che mai come ora ha generato un sentimento d’intolleranza verso l’altro. Non c’entra nemmeno il razzismo e la diffidenza verso l’altro. Il germe che corrode ogni cosa, ogni rapporto, è molto di più ed ha generato un’invidia sociale che, come ha scritto lucidamente qualche giorno fa Giuliano Ferrara, si è trasformata “in un mostro mitologico che divora comunità ed identità”.
Allora cosa augurare, cosa consegnare di buon auspicio a tutti se non che questo germe venga estirpato, allontanato dal cuore di ciascuno? Ma temo che non basteranno dodici mesi perché questi sono tempi disadorni in cui troppo in fretta ogni preoccupazione si trasforma in angoscia ed in rivendicazione senza speranza né perdono. Non basterà il tempo se non lo riempiamo con uno sguardo diverso, con la disponibilità a fare sì la propria parte ma pure ad accogliere l’impegno e la fatica degli altri.
Ecco perché resta importante fare i conti con ciò che ci lasciamo alle spalle, con ciò che non abbiamo saputo affrontare, con i dolori che non saranno mancati ma soprattutto con la paura che può aver condizionato atteggiamenti, comportamenti e decisioni. E mai come ora non trovo di meglio dell’augurare il coraggio per vivere soprattutto nel vero questo 2019, che solo in un modo potrà essere diverso dall’anno che se ne va: nella speranza che tutto sia possibile se accompagnato dalla speranza che non saranno gli errori a determinarci e a negarci la felicità.
Perché da sempre è così: “fu sera e fu mattino”. E la luce del giorno non ci sarà mai negata.
