di DARIO CIOFFI
L’ultima riga delle favole non è sempre a lieto fine, e allora va da sé che la storia di Domenico Rosati alla Salernitana non racconti soltanto gioie, ma pure dolori. Verrà ripercorsa tutta, a quattro mesi dal Centenario della società che fu fondata il 19 giugno del 1919, al civico 67 dell’allora Corso Umberto I. Quel nome, Domenico, ovviamente dice poco. Forse nulla. Sì, perché Rosati a Salerno è per tutti semplicemente Tom, l’allenatore della storica promozione in serie B del 1966, “quella di L’Aquila” come la si ricorda – pure nelle parole di chi non l’ha vissuta – all’ombra del Castello d’Arechi.
“La panchina dello Zio Tom”, allora, come dal titolo del Rosati-Day ch’è in programma giovedì 21 febbraio, a cura del progetto “CentoXcento Granata”, è un viaggio nel tempo alla (ri)scoperta d’un calcio in bianco&nero dal fascino invincibile. E a far strada non saranno solo i giornalisti Franco Esposito e Roberto Guerriero, promotori dell’iniziativa, ma la figlia del mister che guidò la Salernitana per tre volte. Sarà accolta dal sindaco Enzo Napoli a Palazzo di Città, in mattinata, poi visiterà il vecchio stadio Donato Vestuti, teatro sontuoso delle battaglie calcistiche del papà, incontrerà i tifosi e infine parteciperà a una serata-evento al via dalle ore 19 nella location del “Non ti pago”.
Lì, anche attraverso testimonianze d’epoca, verrà ripercorsa per intero la storia granata dello Zio Tom. Dal primo sì alla Salernitana del segretario – oggi sarebbe general manager – Bruno Somma, che portò alla promozione di L’Aquila (1965/’66) al grido di “Andiamo in B… Geghe Geghe Geghegè”, all’esonero dell’anno seguente, quando al posto di Rosati arrivò tal Montez, zero punti in dieci partite. Roba da record. E poi il ritorno nel campionato di terza serie 1970/’71, voluto dall’avvocato Peppino Tedesco. Quell’anno la Salernitana arrivò a un passo dal successo, però sul filo di lana venne beffata dal Sorrento di Achille Lauro, l’armatore “vero”, non il cantante di Rolls Royce a Sanremo. Infine, la stagione 1978/’79, finita anzitempo da dimissionario, per Rosati, dopo il pianto d’un giovanissimo Walter Zenga, sostituito in lacrime al Vestuti per gli errori-choc contro il Pisa.
Perché l’ultima riga delle favole non è sempre a lieto fine…