di STEFANO MASUCCI

Anche se non sono qua, allora ci sentiranno fino a Roma“. La voce della Sud si alza forte, nel piazzale all’esterno dell’Arechi, verso il settore tribuna. Per gridare tutto il suo dissenso. Sono almeno un migliaio i supporters radunatisi sotto la curva per poi dar vita a un sit-in poi diventato corteo che marcia esponendo uno striscione dal messaggio eloquente. “Liberate la Salernitana“, il leit motiv dei supporters granata, che non risparmiano la proprietà e la dirigenza, rea di aver umiliato la passione della Salerno nel pallone.

Tanti i cori cantati a squarciagola a partire dalle 15, mentre la formazione di Gregucci scendeva in campo in un Arechi deserto andando sotto peraltro dopo pochi minuti. “Forse chissà, succederà, canta con noi che Lotito se ne va“, il motivo principale cantato dagli ultras, sulle note di “L’amour tojours” di Gigi D’Agostino. Dopo aver ricordato alla proprietà che “Salerno non è la Lazio“, la rabbia si è spostata verso la dirigenza. Nel mirino anche il direttore sportivo Angelo Fabiani, prima dell’eterna promessa di amore alla propria casacca. “Solo per la maglia, la mia maglia, la mia maglia…“.

I pochi tifosi presenti all’interno dello stadio con il nome da principe (1912 in tutto) non hanno comunque evitato fischi ai calciatori in campo, specie all’intervallo, quando Micai e compagni uscivano dal campo a testa bassa e sotto di una rete, messa a segno dall’ex Bocalon. Nel pre-partita, gli ultras granata hanno rinnovato la propria amicizia con i supporters giunti da Venezia, 200 circa. Gli stessi, dopo aver espresso la propria solidarietà alla Salerno ultrà con cori e striscioni, hanno omaggiato, ancora una volta, il Siberiano, tra gli applausi dei pochi presenti all’interno dell’Arechi.

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