di STEFANO MASUCCI
«Il calcio di allora non è il calcio di oggi». Si apre con le parole di Gino Liguori, storica firma de il Mattino, “Una vita granata”, il docufilm dedicato a Bruno Somma, anzi al segretario. Non era però solo un segretario, Bruno Somma, ma un monumento di salernitanità, intriso di passione viscerale, amore profondo, senso di appartenenza totale. Roba da far scuola ancora oggi…
L’evento, organizzato in occasione della sua scomparsa, fortemente voluto dagli eredi del compianto dirigente più longevo della storia della Salernitana, si è tenuto ieri sera presso il Teatro Delle Arti (presente anche una delegazione guidata dal difensore Romano Perticone), dove è stato presentato il lavoro ideato e scritto da Mario Pacifico, nipote di Somma, e girato e montato dalla Fides sotto la direzione di Rocco Papa. A interpretare Bruno Somma è stato il figlio Adolfo, incredibilmente simile al suo papà. Un calcio d’altri tempi, dicevamo, quello raccontato nel docufilm che ripercorre il ventennio di militanza granata che va dal 1946 al 1967, fatto di gioie (poche ma intense), e dolori, rimpianti, sempre vissuti con il granata nel sangue.
La prima storica promozione in serie A, il Grande Torino, la morte di Giuseppe Plaitano, primo tifoso scomparso in uno stadio di calcio, raccontata attraverso la voce di Visentin, attaccante al quale non fu concesso un calcio di rigore contro il Potenza, decisione arbitrale che scatenò il putiferio sugli spalti del Vestuti. E ancora l’arrivo di Pierino Prati, campioncino consegnato a Tom Rosati per risalire in B nella stagione ‘65/‘66, le cambiali, gli accordi presi con una stretta di mano, il toccante ricordo di Bruno Carmando, e tanti campionati al di sotto delle aspettative, con creditori da tacitare spesso indebitandosi personalmente.
Non era solo un segretario Bruno Somma, piuttosto un factotum, chiamato a fare le veci di direttore sportivo, direttore generale, team manager, spesso costretto a fare veri e propri miracoli per allestire le gli organici (sempre partendo dai giovani del vivaio), stagione dopo stagione tutti ruoli che hanno assorbito la sua indomabile passione. «Per lei non sono mai stato capace di fermarmi. “Morirai per la tua amante”, mi diceva mia moglie», recita Adolfo Somma, ma a dargli voce sono le parole di papà Bruno. Un monumento di salernitanità da preservare e da tramandare ai posteri…