di DARIO CIOFFI
E voi, quanti ne avete sentiti, l’altro giorno, d’amici che v’hanno detto “stanotte non ho dormito”? L’avessimo saputo, ci saremmo dati appuntamento domenica notte. Ché invece di tormentarci ognuno nel proprio letto, come gli idioti, a (ri)girarci per cercare di prendere sonno, senza riuscirci, ne avremmo parlato tutti assieme. I giovani e i vecchi. I bambini e noi dell’età di mezzo. Gli uomini e le donne (sì, ce n’erano parecchie quasi in lacrime, l’altra sera, sull’uscio dell’Arechi).
Ci saremmo chiesti da dove arrivino questi fantasmi che ci stanno avvolgendo, dove finiscano questi rancori che dividono tifosi della stessa squadra, e come abbia fatto questa Salernitana a finire così in basso senza quasi che il popolo (e peggio ancora chi questa società la governa) se ne accorgesse. Avremmo litigato, di sicuro, perché pure gli Articolo 31 cantavano che “l’amore non è bello se non è litigarello… e si sa, come vanno queste cose qua…”.
Però poi ci saremmo ricordati di quante ne abbiamo passate, e di quante altre volte ne siamo usciti. E ci saremmo messi lì a raccontarcele: uno con il Vestuti, un altro con Casillo, e un altro ancora con Pisano, Strada e Tudisco (e però cominciando, come sempre, con “Chimenti/Grimaudo/Tosto/Breda/Circati/Fresi…”); e poi io con Masinga, il mio amico con CiccioArtistico (una parola sola), Del Grosso a San Siro, Di Michele contro l’Inter e Di Vaio contro la Juve, fino a Vannucchi con il Vicenza (due volte!); e via così, fino a “che importa se… è arrivata la retrocessione?” in quella maledetta primavera del 2010 e poi alla rinascita, a Marino e al Fidene, all’Aprilia e al Poggibonsi, a Frosinone, al Benevento e a Lanciano.
Sarebbe stata una bella notte, tutt’insieme, l’avessimo saputo che nessuno avrebbe dormito. Magari lo facciamo di giorno. “È finita si dice alla fine”, dicevano i miei amici tre anni fa. Ci (ri)proverei ancora…