di DARIO CIOFFI

Sabato pomeriggio. Uno come tanti. Non c’è sole, perché in certi giorni neppure lui se la sente. Tutti fuori. A due passi dal mare. Era così, la piscina “Comunale del Torrione”, qualche anno fa. Sì, il tetto era il cielo, quando ci giocava “Vito”, per gli amici della squadra, Simone Vitale per tutti, il ragazzo a cui adesso quel luogo è intitolato, con tanto di copertura.

Lui non c’è più, ormai da vent’anni, vittima della tragedia del treno Piacenza-Salerno. Quel giorno maledetto, il 24 maggio del 1999, Simone è morto da eroe, per soccorrere altri ragazzi, salvarli dalle fiamme. E però per molti, ancor più che da vigile del fuoco e tifoso della Salernitana, “Vito” è ricordato come pallanuotista della Rari Nantes. Sulle magliette dei suoi amici di sempre, che circondano il papà Giovanni Vitale nel giorno in cui si commemora l’amato figlio, c’è proprio l’immagine del Simone portiere, calottina slacciata, a difesa dei pali, con gli occhi fissi su un pallone che nella foto non si vede.

È un ricordo vivo, genuino e autentico. I protagonisti di quella Rari, tutti riuniti dall’attuale ds giallorosso Rampolla, sono lì, come tanti anni fa. “Vito” non c’è ma è come se ci fosse. Come un qualsiasi sabato pomeriggio in quella piscina (all’epoca) scoperta. O come in quel giorno di vent’anni fa, di questi tempi, la prima volta della Rari senza Vitale, contro Siracusa, che nel 1999 non aveva mai perso e però che s’arrese 9-8 a Salerno mentre i ragazzi che adesso abbracciano il papà Giovanni gridavano “Vito-Vito”, abbracciandosi e piangendo.
È ancora lì, Simone. In cielo, nei cuori, sulle magliette. Basta solo cercarlo.

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