di DARIO CIOFFI

Chi le ha inventate le fotografie… Ce n’è una del 1997, lo stesso anno de “La dura legge del gol” che con quella frase cominciava, (ri)diventata un tormentone social da qualche giorno. È uno scatto amarcord, stampato come si faceva un tempo e poi digitalizzato dagli scanner. Un battello strapieno, tutto granata, che sbarca sull’isola di Sant’Elena per assistere al Venezia-Salernitana più bello che storia ricordi. Un big match dal profumo inebriante di serie A. Assai diverso da questo – roba da “si salvi chi può” – delle sei del pomeriggio di oggi, che puzza d’una retrocessione in C da evitare ad ogni costo per il vecchio cuore granata proprio all’alba del suo Centenario.
Tocca arrivarci a petto in fuori, in Laguna. Ora come allora. Quella volta, sempre di domenica, era dicembre, il freddo pungeva e però sul Penzo batté più d’un raggio di sole. Almeno sulla fronte del cavalluccio marino. Max Pezzalli, ch’era ancora (la) voce degli 883, da qualche mese spopolava nelle classifiche con il nuovo singolo e agli ultras della Curva Sud quella canzone doveva esser piaciuta parecchio. Una scenografia (da brividi) contro il Genoa riprodusse all’Arechi la copertina dell’album, così che “La dura legge del gol” divenne colonna sonora della Salernitana che scalava l’Everest della classifica.
Il brano, in realtà, raccontava tristezza e rimpianti, “quanti in questi anni c’han deluso” e “quanti col sorriso dopo l’uso ci hanno buttato”, per non parlare poi di quel “fai un gran bel gioco però, se non hai difesa gli altri segnano e poi vincono”. Dettagli. Il popolo del cavalluccio marino volle interpretarlo da sé. Gli bastava una strofa: “Che spettacolo quando giochiamo noi, non molliamo mai”. Erano gli anni dei primi telefoni cellulari tra le mani della “gente comune” e degli squilli tra adolescenti d’indecifrabile significato (pure gli Sms, all’epoca, costavano caro e l’idea geniale della Christmas Card era di là da venire), i ragazzi che volevano sentirsi grandi a Salerno bevevano San Miguel al Nazionale, spendendo 1500 lire, e in Curva Sud vestivano tutti con un bomber d’ordinanza verde militare o grigio con ricamato sul braccio destro il logo tricolore “Mentalità Ultras Salerno”.
Così, quel giorno, l’onda granata s’alzò sulla Laguna, per abbattersi a casa d’un Venezia ch’era capolista del campionato di B. Finì 0-3, con doppietta di Marco Di Vaio e gol della staffa del bomber di scorta Renato Greco. Fu la vittoria del sorpasso per la Salernitana di Delio Rossi, e via a ritmo di limbo. “La capolista se ne va”, si cantava su quel battello strapieno anche al ritorno, che ripartiva da Sant’Elena senza sapere che esattamente un girone dopo, all’Arechi, proprio contro il Venezia, la Bersagliera avrebbe festeggiato la promozione in serie A, la seconda dopo mezzo secolo dalla prima volta.
Ventidue anni fa c’era un sogno da rincorrere, adesso invece un incubo da scacciare. Di nuovo al vecchio Penzo (pure se lo stadio ora ha un look più moderno), un altro crocevia contro gli arancioneroverdi. In palio la salvezza, un dovere morale per il cavalluccio marino che il prossimo 19 giugno festeggerà i suoi cent’anni. All’andata, mercoledì scorso, la squadra di Leonardo Menichini ha imposto il fattore campo, vincendo 2-1 grazie alle reti di Djuric e Jallow, dannandosi l’anima per quella beffa sui titoli di coda griffata Zigoni, che permetterà oggi ai veneti di sperare nella rimonta.
Poco male. Tocca arrangiarsi. Stringendo l’anima tra i denti. La Salernitana parte in vantaggio e può giocare su due risultati. Basta il pareggio ma va eventualmente “difeso” senza schiacciarsi né rinunciare a giocare com’è accaduto nella (pessima) ripresa della sfida dell’Arechi. Non vale il “regolamento europeo”. Ai veneti, per salvarsi, serve vincere con almeno due gol di scarto, perché se s’imponessero segnando solo una rete in più degli avversari, indipendentemente dal punteggio, sarebbero supplementari ed eventualmente rigori. Gli arancioneroverdi dovranno riuscirci senza il sostegno dei loro ultras, che hanno confermato la diserzione per protesta contro la decisione di Federcalcio e Lega B di far disputare i playout dopo venti giorni trascorsi con indicazioni diverse.
Ci saranno, invece, 842 cuori granata. Arriveranno in battello e canteranno a squarciagola anche stavolta, pure se nulla è come ai tempi de “La dura legge del gol”. E così, a (ri)vederla oggi, quell’immagine di 22 anni fa evoca solo tanta nostalgia. Chi le ha inventate le fotografie…

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