di NICOLA LANZILLI
Facce pallide, sofferenti, intrise di sudore che neanche interi pacchi di fazzoletti riescono ad asciugare. Qualcuno con un filo di voce riesce a sospirare: “Ho perso 10 anni di vita”, “ma chi me l’ha fatto fare?”, “mai più!”. Scene alle quali generalmente si assiste in sale d’ospedale piene di ragazzini al termine di una notte brava. Ma che oggi hanno avuto luogo su uno dei tanti battelli che solcavano le acque del Canal Grande di Venezia. Quello zeppo di tifosi della Salernitana di ritorno dal Penzo dove hanno appena festeggiato la salvezza della propria squadra. I più anziani cercano di ristabilire i dati della loro pressione corporea, mentre i più giovani hanno ancora fiato per lanciare qualche coro. La partita è terminata da pochi minuti e gioia e rabbia fanno a botte nei cuori dei tifosi granata, che dopo l’esultanza iniziale si sono lasciati andare a sfoghi livorosi. Come un padre incazzato nero dopo una grave marachella di suo figlio. Quando al sospiro di sollievo iniziale per il pericolo scampato fanno seguito i cosiddetti “ceffoni costruttivi” che, si spera, possano servire da lezione per il futuro. Venezia-Salernitana è stata anche e soprattutto questo. Un turbinio di emozioni che hanno messo a dura prova il cuore dei supporters del cavalluccio marino. Quel cuore al qual non si comanda e che disubbidisce sempre alla ragione. Detto che che i tifosi granata hanno imparato a far loro. Dimostrando, ancora una volta, quanto sia più che mai veritiero.