“Calciomercato 2019, primo acquisto…il cavalluccio!“, questo lo striscione esposto dagli ultras del Cesena all’esterno dell’impianto sportivo romagnolo. Uno slogan che ricorda molto quelli visti in passato nella piazza di Salerno, dove dopo i due fallimenti del 2005 e del 2011, la tifoseria rimase priva dei propri segni distintivi.
Anche all’ombra del Castello Arechi, infatti, gli ultras granata non rimasero a guardare, chiedendo a più riprese l’acquisizione dell’ippocampo, che arrivò soltanto nel 2009 sulle maglie della Salernitana Calcio di Antonio Lombardi e nell’estate del 2012 fu (ri)preso dal Salerno Calcio del duo Lotito-Mezzaroma, dopo una stagione di “attesa”. In Romagna, dopo il fallimento della scorsa estate del club di Lugaresi, sembrava che il tormentone sui segni distintivi potesse essere evitato, grazie all’intervento tempestivo del Comune di Cesena, che in sinergia col “nuovo” club capitanato dalla holding Pubblisole riuscì ad ottenere il fitto dello storico marchio (clicca qui per leggere l’articolo di ottobre 2018).
Nel torneo di serie D, vinto con merito dal “nuovo” Cesena nato dalle ceneri del fallimento, i tifosi bianconeri hanno visto sul rettangolo verde le maglie con lo storico logo sul petto. Tuttavia, al termine della stagione che ha visto il ritorno tra i professionisti del Cesena, si è presentato il problema dei segni distintivi e la tifoseria bianconera sta vivendo giornate di trepidazione per il futuro del proprio marchio.
Il club bianconero, infatti, ha confermato in una nota ufficiale di aver cessato, a partire dall’inizio della stagione 2019/20, l’utilizzo del marchio. La decisione ha anticipato la naturale scadenza del comodato d’uso nel rispetto del lavoro del curatore fallimentare, Mauro Morelli, che ha fissato per il 16 luglio la prima asta fallimentare in cui rientra anche lo storico simbolo del Cesena.
“Pur riconoscendo l’alto valore simbolico che il marchio ha nell’immaginario dei suoi appassionati e tifosi, il Cesena ritiene che la valorizzazione economica attribuita dal curatore fallimentare al Cavalluccio – 770.000 euro – specie se confrontata con altre realtà calcistiche che in tempi recenti, si pensi a Parma e Modena, sono state attraversate da vicende simili, non consenta di valutare una partecipazione alla suddetta asta“. Queste le parole diffuse dal club romagnolo, che ha comunque ribadito l’importanza del simbolo per tutta la tifoseria, specificando come “il Cavalluccio rappresenti innanzitutto l’espressione di un’intera collettività“. Il Comune di Cesena, intanto, ha manifestato la propria disponibilità a farsi carico dell’acquisto del simbolo, al fine di concederne successivamente l’utilizzo alle realtà sportive interessate che dovessero farne richiesta. Una “mano” tesa alla società bianconera, che per evitare i malumori della piazza, in sinergia col Comune, spera di risolvere la vicenda prima dell’inizio della nuova stagione calcistica.
Alla fine della nota diramata dal club romagnolo, infatti, non veniva comunque scartata l’ipotesi di un “nuovo” logo, che potesse rappresentare il simbolo della rinascita del calcio a Cesena, dopo l’inferno del dilettantismo. L’idea, però, non ha fatto breccia nella tifoseria cesenate, che esponendo lo striscione dinanzi all’Orogel Stadium-Dino Manuzzi ha preso una posizione netta, “chiedendo” il primo colpo di mercato per la nuova stagione, cioè lo storico ippocampo con le strisce bianconere.