di DARIO CIOFFI
“Io non ho paura”, ripeteva il mio vicino di posto mentre fischiava. Con due dita in bocca, alla Trapattoni, come non ho mai imparato a fare.
Primo ottobre di 21 anni fa. Siamo in serie A da un paio di mesi ma non ne abbiamo ancora vinta una. E d’accordo che ci siamo detti d’accettare “un solo fischio, quello d’inizio”, però qui si rischia la disfatta già prima che sia inverno. Tocca scuotersi. Bisogna vincere. Salernitana-Lazio forse è la partita peggiore. Ma tant’è, qui non c’è spazio per chi ha paura. Facile a dirsi. Provateci voi a non averne, ogni volta che l’arbitro – Treossi di Forlì, e vi giuro che non l’ho cercato su Google – fischia un calcio di punizione nella metà campo granata. Patron Aliberti ci ha appena preso Gattuso. Ringhia di brutto, il giovane Rino, però spesso fa fallo, maledizione. E quando sulla palla va quello lì, che io e il mio vicino nei Distinti neppure nominiamo mentre ci diamo di gomito fissando con gli occhi punti indefiniti nel vuoto, l’Arechi fischia forte. Per esorcizzare la paura. Quello lì, con la maglia biancoceleste numero 11, anche se di mestiere non fa l’attaccante, si chiama Sinisa Mihajlovic. È il mio punto fermo al Fantacalcio. Dove lo trovi un difensore che segna come un bomber ma che costa decine di fantamiliardi (di vecchie lire) in meno? Ovviamente contro la Salernitana non l’ho schierato, e allora fischio anch’io, fingendo di riuscirci come il Trap. Sinisa, che ha la dinamite nel mancino, ci grazia. Più d’una volta. Non è in giornata. E così alla fine la vinciamo pure, con un mancino su punizione – ma guarda un po’ tu, il destino – di Giacomino Tedesco: palla avvelenata in mezzo, deviata da tutti e nessuno, 1-0 sui titoli di coda. Così battiamo la Lazio, la prima società d’Italia quotata in borsa (non ancora di Lotito), la squadra del Mancio (sì, quello che oggi fa il ct) e però in cui a far più paura di tutti è Mihajlovic, pure se la punizione è nel cerchio di centrocampo.
Ho ripensato a quel giorno d’autunno nel 1998 l’altro pomeriggio, mentre Sinisa raccontava della sua leucemia (bastarda mannaia abbattutasi già su altri campioni a me molto cari), e ho ricordato la paura e il rispetto che suscitava in noi. Era uno contro 30mila, ma sembrava un gigante. Lo sarà ancora. Con il coraggio dei campioni. Forza Sinisa, tu non hai paura!
 

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