Il mondo accademico campano e quello del giornalismo piangono la scomparsa di Francesco Colucci, responsabile della comunicazione dell’Adisurc stroncato da un malore all’età di 49 anni. Il ricordo di Macchie d’Inkiostro.

Chi ha incontrato almeno per una volta il tuo sorriso, ha conosciuto la bellezza di un uomo semplice. Buono come pochi. 
Il sorriso di chi non si è mai risparmiato, attento e premuroso, pronto a difendere e custodire. 
Il sorriso di chi ha gli occhi pieni di sogni, pieni di storie da raccontare. Tutte intense, ognuna a suo modo. 
Chi ha avuto il piacere di scambiare con te anche solo poche parole, ha toccato con mano l’intelligenza di un professionista che della comunicazione aveva fatto una questione di mente, cuore e passione. 
Un giornalista prezioso, non uno dei tanti. Che in questa strada contraddistinta da maschere e pochi volti, ha sempre fatto della lealtà e del coraggio il taccuino su cui scrivere gli appunti necessari di una vita passata a raccontare. 
Che in un mondo dove questo mestiere è la spocchia e l’abuso di pochi, aveva la voglia di spalancare le sue braccia forti a chi si affacciava per la prima volta su questo mondo tanto affascinante quanto complesso. 
Nei tuoi occhi c’è l’infinito, 
di un mare che non conosce limiti. 
E c’è la fragilità di quella bellezza dolcemente prepotente. 

Chi ha avuto la fortuna di conoscerti Francesco, 
oggi si sente solo. Disorientato. Perso. 
Chi ha avuto la fortuna di lasciarsi avvolgere da un tuo abbraccio, 
oggi non trova spiegazioni. Non ha più troppe parole. 

Per aspera ad astra, 
come ripetevi sempre Tu. 
Mancherai caro Francesco.

(s.s.)

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