Ritornata dopo undici stagioni sul palcoscenico della serie B, la tifoseria del Chievo Verona sta accompagnando con moderato entusiasmo la squadra guidata da Michele Marcolini. Nonostante i numeri non propriamente esaltanti ma comunque in linea con la (piccola) realtà di Chievo, lo zoccolo duro del tifo clivense ha cominciato con grande umiltà la stagione che ha rivisto i “mussi volanti” in cadetteria.
LA STORIA DEL TIFO CLIVENSE
A Verona, sponda Chievo, la storia del tifo ha una data ben precisa: 6 novembre 1994. In quel giorno, infatti, nacque ufficialmente l’anima del tifo clivense sotto la sigla North Side, che letteralmente significa “zona Nord”. Da quella storica data, il Chievo ha sempre potuto contare su un seguito “organizzato” di tifosi, che hanno sostenuto la squadra gialloblu in tutta Italia, arrivando persino in Europa, per gli storici appuntamenti ufficiali di Belgrado e Braga, in Coppa Uefa, ed il preliminare di Champions League in Bulgaria, contro il Levski Sofia. Finanche nelle tournèe estive all’estero, il gruppo fondato nel 1994 non ha mai lasciato solo il Chievo, pur ritrovandosi quasi sempre al seguito con numeri esigui. Dopo la storica promozione dalla serie C alla B, nella stagione 1993/94, il “piccolo” Chievo capitanato dall’imprenditore dell’azienda di pandori Paluani, Luca Campedelli, iniziò ad aggregare diversi tifosi. In una città che appena 9 anni prima aveva visto l’Hellas Verona di Osvaldo Bagnoli cucirsi lo Scudetto sul petto, il Chievo rappresentava una realtà di quartiere con scarso seguito.
Un’entità perfino malvista da alcuni veronesi doc, fortemente attaccati all’Hellas e ai colori gialloblu, quest’ultimi a detta loro “rubati” dallo stesso Chievo, che agli albori della propria storia aveva come colori sociali il bianco e il celeste, per poi “trasformarsi” dal 1958 in squadra a tinte gialloblu. Tuttavia, oltre al centro di coordinamento “Amici del Chievo Verona”, anche un’anima più calorosa cominciò a crescere sotto il nome di North Side. Il gruppo non nacque a tutti gli effetti come ultras bensì sotto la voce di “supporters” e fece il suo esordio in serie B, al “Manuzzi” di Cesena, dove per la prima volta fu esposto lo striscione. Il nome fu scelto proprio per distinguersi dall’altra tifoseria cittadina, che storicamente aveva sempre occupato la curva Sud dello stadio Bentegodi. Dal vecchio Bottagisio, campo di periferia situato proprio a Chievo sul greto del fiume Adige, il club di Campedelli alla fine degli anni ’80 si trasferì al Bentegodi, “condividendo” lo stadio con l’Hellas. L’alternanza per le gare interne non riguardò solo le squadre ma anche le tifoserie, visto che – contro la volontà della tifoseria clivense- ai tifosi del Chievo fu assegnata la curva Sud come settore locale. “Vogliamo la Curva Nord”, fu lo striscione che accompagnò buona parte della vita del gruppo clivense, che manifestò a più riprese la volontà di traslocare nell’altra curva del Bentegodi. Una volontà non accontentata, perché per motivi di ordine pubblico i tifosi ospiti (sia nelle gare dell’Hellas che in quelle del Chievo) venivano sempre posizionati in curva Nord e tanto l’amministrazione comunale quanto la Questura di Verona non vollero in alcun modo mutare la situazione. Il primo simbolo adottato dal gruppo North Side 1994 fu la rosa dei venti, che ben presto però lasciò spazio al marziano Marvin della Looney Tunes. Anche questa scelta non fu casuale, visto che il Chievo ed i suoi tifosi erano visti come dei marziani nel mondo del calcio professionistico.
LA STORICA PROMOZIONE IN SERIE A E LA CRESCITA DEL NORTH SIDE 1994
Un’altra data storica per i tifosi clivensi è quella del 3 giugno 2001, giorno di Chievo-Salernitana. I gialloblu di mister Delneri superarono per 2-0 i granata di Oddo già salvi e conquistarono la storica promozione in serie A. “Un’impresa che resterà nella storia, una felicità impressa per sempre nella nostra memoria”, così si presentava la Curva gialloblu nella sfida contro la Salernitana, in un Bentegodi che fece registrare circa 15mila presenze, numeri da “capogiro” per il piccolo Ceo, che aveva sempre disputato le partite dinanzi a pochi intimi. La prima esperienza in serie A fu esaltante, col Chievo che stazionò nelle zone nobili di classifica. Nello stesso anno, inoltre, ci fu pure il derby di Verona, l’occasione giusta per la “vendetta” sportiva dei tifosi clivensi nei confronti dei propri concittadini. La tifoseria dell’Hellas, molto più calorosa e blasonata, aveva difatti sempre “sbeffeggiato” quella clivense, affermando in dialetto veneto: “quando i mussi volera’, faremo el derby in serie A”. Proprio per questo motivo, i tifosi clivensi si autodefinirono con fierezza “mussi volanti” e al Bentegodi, in occasione del derby, realizzarono una scenografia proprio con degli asini volanti colorati di gialloblu. Il seguito verso il Chievo attecchì sempre più e le partite casalinghe del Ceo in massima serie fecero registrare cornici di pubblico di tutto rispetto. Pure una parte di veronesi, infatti, cominciò a sostenere la piccola realtà di quartiere, anche se il blasone cittadino restò comunque all’Hellas. I campioni d’Italia del 1985, infatti, riuscirono sempre a contare su un numero notevole di tifosi scaligeri, anche negli anni più bui della storia dell’Hellas, quando contemporaneamente il Chievo varcò i confini europei e consolidò la permanenza in serie A. Dunque, il Chievo fu “snobbato” dai tanti fieri aficionados del Verona, i quali rifiutarono pure l’ipotesi fusione tra i due club veronesi. Anche il North Side, poi, prese posizione sulla vicenda, dicendosi assolutamente contrario ad una operazione che avrebbe “azzerato” una realtà ormai consolidata come quella clivense. Pur non essendosi mai “dichiarati” ultras, i clivensi dovettero fare i conti, nel terzo millennio, con i fenomeni repressivi attuati nei confronti dei gruppi organizzati del tifo. Così, anche alcuni ragazzi del North Side si trovarono a scontare “diffide” che crearono problemi al gruppo ma non ne misero comunque in discussione l’attività.
I 3 “EROI” DI REGGIO, LE SCISSIONI E LA NASCITA DEGLI ULTRAS DEL GATE7
Il motto del North Side, riportato su t-shirt e fanzine del gruppo, è sempre stato “non importa quando, dove e quanti…l’importante è esserci” e con questa filosofia sono cresciute le nuove generazioni di tifosi clivensi. Alla storia, è passata la gara di Coppa Italia del 2006 al “Granillo” di Reggio Calabria. La Lega scelse Reggina-Chievo come anticipo degli ottavi di finale della kermesse tricolore, facendo disputare la sfida di mercoledì alle ore 13:30. Nel settore ospiti dell’impianto sportivo calabrese, soltanto tre stoici tifosi clivensi con la pezza North Side ed un drappo goliardico affisso alla vetrata bassa: “Non abbiamo un cazzo da fare”. Il gruppo continuò a girare al fianco del Chievo ma sempre con una mentalità più da supporters che da ultras: sostegno alla casacca in qualunque stadio ma nessun coro ostile né alcuna “azione” nei confronti di tifoserie avversarie, se non in caso di provocazione. Fu così fino al 2011, quando da una scissione in seno al gruppo North Side, cominciarono a fuoriuscire alcuni ragazzi che non si riconoscevano appieno nel “modus operandi” della sigla. Questi diedero vita a due nuovi gruppetti, “Chievo 1929” e “The Followers”, che si cominciarono ad identificare nei propri drappi, distanziandosi dallo striscione principale della Curva. Un anno più tardi, il NS’94 perse ancora pezzi, con una ventina di giovani ragazzi che dissero addio alla sigla storica del tifo clivense, dando vita al movimento “Gate 7”, che si poneva come obiettivo quello di creare un vero fermento ultras nella tifoseria del Chievo. Una novità assoluta nel “mondo Chievo”, visto all’esterno sempre in maniera pacata e senza quell’eccessivo rigore curvaiolo che a volte il movimento ultras porta con sé. I ragazzi del Gate 7 diedero vita ad un gruppo dalle idee totalmente innovative, con una mentalità ben precisa, sicuramente in antitesi rispetto a quella del North Side. “Curva Nord e biancoceleste”, uno dei primi striscioni realizzati dai clivensi del Gate, che oltre a chiedere l’altra curva del Bentegodi, chiesero a gran voce anche un ritorno alle origini in tema cromatico. Il gialloblu, infatti, era considerato da sempre il colore dell’Hellas e il Gate7 (ri)portò nel settore del tifo clivense i colori della storia, pur specificando che il sostegno alla casacca (di colore gialloblu) non sarebbe mai venuto meno, perché tutto nell’interesse del Chievo. Molto apprezzato, dai ragazzi del Gate, anche lo stile casual, che non aveva mai fatto breccia nella Curva clivense prima di allora. Il Gate7 dimostrò di essere “diverso” per le azioni compiute sia dentro che fuori dal campo. Penalizzante, in termini numerici, fu il derby del 2014 contro il Verona, che vide 5 ragazzi clivensi daspati. Le torce accese sotto ad un bandierone teso nella propria zona di Curva e lo scoppio di un petardo costarono caro ai cinque ultras del Ceo. I clivensi, inoltre, si ritrovarono anche coinvolti in scontri post gara con alcuni sostenitori dell’Hellas. Nel 2015, poi, arrivò la vittoria più importante per tutta la tifoseria clivense, cioè il trasferimento nella curva Nord del Bentegodi per le gare casalinghe. Il Gate7, falcidiato dai daspo piovuti sul gruppo nell’annata precedente, dal proprio “spicchio” della Nord provò a dare un’altra impronta alla Curva clivense ma la zona centrale del settore rimase comunque appannaggio del North Side, che continuò a “gestire” il tifo. Visti i numeri esigui, in casa e soprattutto in trasferta, pur restando ognuno con la propria “identità” e dietro il proprio drappo, i clivensi incitano insieme la squadra della Diga, col sogno di poter (ri)scrivere pagine importanti in massima serie.
GEMELLAGGI E RIVALITA’
Oltre all’Hellas Verona, rivalità comunque “sentita” molto più dai clivensi che dai butei, la tifoseria del Chievo non è in buoni rapporti con i supporters juventini. Sin dai primi anni di massima serie, a causa di numerosi torti arbitrali subiti dai gialloblu nelle sfide contro la Juventus, la tifoseria clivense ha sempre mostrato una certa ostilità nei confronti della torcida bianconera, sfociata anche in qualche scaramuccia verbale e fisica all’esterno dello stadio. Cori ostili e qualche attimo di tensione in passato anche con i corregionali di Vicenza. Per quanto riguarda i gemellaggi, invece, molto forte è il rapporto tra il North Side Chievo e la Nuova Guardia Albinoleffe. I due gruppi organizzano ormai da anni il “torneo dell’amicizia”, dove i supporters gialloblu e celesti si affrontano sul campo di calcetto rinnovando il proprio rapporto. Nessun gemellaggio, invece, per il Gate7, che ha rapporti di amicizia soltanto con il gruppo ultras Casual di Carpi.