«Non è una questione d’età. Si azzera ogni dinamica, si tratta di una cosa nuova per tutti, non è un discorso di giocatori più o meno esperti, c’è solo la voglia di scendere in campo. I calciatori vogliono correre, sudare, vogliono lo scontro fisico, la palla ». Parola di Sandro Corapi, mental coach tra i più stimati e apprezzati in Italia, reduce da un lungo periodo di collaborazione con la Lazio di Claudio Lotito , nonché suocero dell’ex capitano dei granata Alessandro Tuia , ora difensore del Benevento.

Tutti parlano dell’esercizio fisico, ma in un momento del genere quanto conta l’allenamento mentale?

Paradossalmente è più importante di quello fisico, la forma atletica con gli allenamenti in casa si assesta al 50%, però manca il contatto con l’attrezzo, con il pallone. Subentra un allenamento mentale, mirato al miglioramento di alcune situazioni, si proietta la mente al dopo, con tecniche mirate.

In questa fase così delicata, gli atleti chiedono un supporto del genere?

Assolutamente sì, i contatti sono molto attivi, si lavora su elementi diversi da quelli che possono essere una preparazione alla partita, o alla settimana di allenamento. Si tratta di una vera e propria pre-preparazione, ma di una cosa sono sicuro, questi ragazzi hanno una voglia matta di tornare in campo.

Che tipo di fase sarà quella della ripresa?

Una corsa ai cento metri, e non più mezzofondo. Non c’è margine d’errore, vincerà chi darà il meglio di sé dalla partenza all’arrivo, si lavora specialmente sull’aspetto psicologico, sulla gestione dello stress, sulle motivazioni e sulle emozioni.

Quanto può contare il fattore porte chiuse?

Tantissimo. Inciderà sicuramente sulla testa degli atleti, è una sensazione strana, perché la loro mente è abituata a determinati ritmi, suoni. Per loro sarà una novità, un allenamento importante sarà proprio incentrato su questo, a superare il rumore del silenzio.

In una delle sue tante dirette social, ha elogiato Alessio Cerci, punta della Salernitana.

Talento puro. Ho lavorato con lui quando è passato all’Atletico Madrid, ci sono diversi fattori che hanno inciso sulla sua carriera. L’inserimento nel gruppo, la concorrenza spietata a certi livelli. Non basta semplicemente essere forti, ed Alessio lo è. Poi qualche infortunio di troppo ha fatto il resto, sono felice che abbia ritrovato Ventura, in passato me ne ha parlato benissimo, come un maestro di calcio. La fiducia di un allenatore può accrescere le prestazioni del 70%…

Come quelle di suo genero Alessandro Tuia?

Un grande giocatore, oltre che una persona stupenda fuori dal campo. Mister Pippo Inzaghi ha fatto un grandissimo lavoro, mette a suo agio tutti i giocatori, e Alessandro sta dimostrando di valere la serie A.

Il suo legame con la Salernitana però non finisce qui…

Vero. L’anno scorso ho dato una mano a Leonardo Menichini. Grande amico, oltre che un signore del calcio. Mi ha chiamato quando c’erano da disputare i playout con il Venezia, due partite da dentro o fuori, e sappiamo bene la tenuta mentale di quella doppia sfida quanto è stata importante, rigori compresi. È un allenatore vecchio stampo, ma solo per l’età, perché di testa è veramente avanti, molto più innovativo di altri colleghi, oltre ad avere una signorilità e un’onestà intellettuale difficilmente reperibili altrove. In pochi giorni non puoi stravolgere un discorso tattico, mentre può risultare fondamentale rialzare il morale di un gruppo a pezzi, e provare a instaurare la famosa fiducia di cui sopra…

E di Lotito che idea si è fatto?

Beh, mi sembra un grande presidente, che sta dimostrando con i fatti, sia con la Lazio che con la Salernitana, tutto il suo valore. È talmente grande che spesso non è compreso, è avanti anche nelle decisioni, spesso sembrano impopolari, ma alla fine ha quasi sempre ragione lui. Di sicuro è lungimirante e poi a Roma rischia seriamente di vincere lo scudetto, grazie al suo cavallo vincente, Simone Inzaghi.

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