di DARIO CIOFFI
«Buonasera e buona cena, signori. Ah, la mascherina… Grazie». L’estate al tempo del Covid non accetta “paesi dei balocchi”. Benvenuti nel Cilento, il tesoro a Sud di Salerno dove il mare è sempre più blu come il cielo di Rino Gaetano e la stagione dei colori s’è salvata quando l’angoscia avanzava. O almeno, adesso può provare a (ri)sollevarsi dalle macerie del lockdown. A dirla con una metafora calcistica, è come partire con una maxi-penalizzazione e senza neppure la preparazione pre-campionato, però è quando il gioco si fa duro che i duri cominciano a giocare e da queste parti la gente è temprata, abituata a tirarsi su le maniche. Affrontano anche questa, allora, titolari di strutture e operatori del settore turistico, testa alta e mascherina su naso e bocca, «ché abbassata non ha senso» ammoniscono esperti veri o presunti, rinnovando il ciclico dibattito su distanziamenti, spazi chiusi o aperti e altri consumati stereotipi che in questi mesi si son presi l’immaginario collettivo ma pure la vita reale.
«Welcome-welcome, estate venti-venti», scandisce a microfono, in spiaggia, il vocalist d’uno dei villaggi più belli della provincia. Ad aver buona memoria, ma basta quella breve, il solo fatto d’esser lì, tra asciugamano e lettini, sedie a sdraio e canoe, tintarella e tuffi in un’acqua limpida (a differenza di come la si trova in altri punti della vasta costa salernitana), è già un sollievo. In fondo, al tramonto d’aprile si pregava per poter prendere un caffè da asporto, consegnato in monouso, sul marciapiede e con la velocità d’uno scambio “di roba” tra un pusher navigato e un cliente che sa il fatto suo. Adesso ritrovarsi in vacanza, sotto un sole che – senz’alcuna evidenza scientifica, sia chiaro – pare squagliare anche il virus, pare un tuffo in un futuro in cui quasi non c’era speranza.
Buongiorno come sempre, insomma. Anche se più di qualcosa fa notare che non tutto è né può esser uguale a prima. Il personale è “mascherato”, al bar come altrove, e pure i “re dell’estate”, gli animatori, accompagnano all’ideale “corona” ch’è la t-shirt dell’équipe un Dpi in bella vista durante il giro d’onore tra i bagnanti. A loro, formatisi su Zoom nei lunghi corsi in videoconferenza “benedetti” per rompere la noia del lockdown, stavolta è vietato tendere le mani. Si va di gomito, di pugno, soprattutto di sorrisi ben visibili oltre quel metro ch’è diventato il confine ideale d’una nuova – e necessaria – “buona educazione” impostaci dalla pandemia. Eppure nell’anomalia ci si sforza di recuperare la normalità. Almeno nel programma da sottoporre all’utenza.
La bella dello staff è sempre quella che apre la giornata con il risveglio muscolare, e visto che c’è da restar larghi, una volta raggiunto il “minimo sindacale” dei partecipanti, tanto vale non pressare troppo distratti né curiosi per aggiungersi alla lezione. Sì, strano ma vero, nessuno verrà a “obbligarvi” a partecipare tirandovi per il costume. «È tutto in forma un po’ ridotta», ha annunciato con garbo (e mascherina) la signorina alla reception che un mese fa temeva la cassintegrazione (magari un “giro” l’ha fatto pure) e invece all’alba di luglio s’è ritrovata travolta da richieste, più insistenti del solito, ad anticipare le prenotazioni.
«Stiamo andando bene. Abbiamo riaperto molto più tardi degli anni scorsi per adeguarci ai protocolli imposti da Governo e Regione, però adesso la gente si muove. Ha voglia di vacanza», racconta tra telefoni bollenti e notifiche di mail poco silenziose, con una narrazione ch’è un po’ la sintesi in grado d’accomunare la stragrande maggioranza delle strutture ricettive del Cilento e Golfo di Policastro. A Sud di Salerno la vita è ripresa e il turismo pure, o magari si potrebbe invertire l’ordine. E fa nulla se spira uno strano vento di sobrietà: si può star bene lo stesso anche così, un po’ meno assembrati, un po’ più riservati nei contatti con gli altri.
Rompono gli schemi soltanto i bambini. Perché a loro nessuno può vietare la dolcezza d’un abbraccio a uno sconosciuto. Ma anche per i più piccoli ci sono regole da rispettare. Pane per i denti delle ragazze del Mini Club, «quelle che lavorano più di tutti in un’équipe» diceva anni fa un capo-animatore che sognava da Fiorello ma al risveglio ha saputo poi reinventarsi. In ogni angolo di questo paradiso per vacanzieri c’è una condicio sine qua non: sei qui e te la godi, però ci sono limiti oltre i quali non puoi spingerti. In sala ristorante, per esempio, s’entra e si prende posto rigorosamente in mascherina, per poi toglierla solo al tavolo, che resta sempre lo stesso per tutta la durata del soggiorno. E lì si sta soltanto tra “congiunti”. Non sono ammesse intrusioni.
Post serata in zona adibita ad anfiteatro e spettacoli. Solito distanziamento, meno sbaciucchiamenti del passato. La musica d’ascolto, almeno in questa prima fase, prevale sui celebri balli di gruppo, secondi solo ai politici quanto a “longevità” essendo più o meno sempre gli stessi (salvo rare eccezioni) da un quarto di secolo o giù di lì. In fondo, in quest’atipica eppure viva «estate venti-venti», in cui non si dà la mano a uno sconosciuto neppure per “battere il cinque”, si sopravviverà anche senza un giro di “Pam-Pam”.
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(pubblicato sul quotidiano “La Città” del 12/07/2020)