di DARIO CIOFFI
Estate 2001. La Cittadella ancora non c’era ma Giffoni sì. E mica da due giorni, da 31 anni. Io ne avevo 16, più o meno l’età in cui passi dal sentirti padrone di mezzo mondo al diventare padrone nel mondo intero. Non avevo mai fatto il giurato né ci tenevo granché, anche perché ho sempre preferito il calcio al cinema, i calciatori agli attori e gli stadi alle sale, però a (ri)pensarci adesso resta una delle esperienze più belle della mia vita. Per il vissuto, per l’atmosfera, per la magia.
Sì, a Giffoni in quei giorni del Festival c’è qualcosa di magico, e un po’ tutti ce lo invidiano in ogni dove della Terra perché in tanti anni pare che nessuno, in così tanto mondo, sia riuscito a fare qualcosa di più bello. Ma credo non si sia neppure avvicinato.
Il mio Giffoni fu a cavallo tra una prima vacanza “da soli” a Palinuro, con i miei amici su un Regionale ch’era un treno dei desideri, e un’altra assai più “sacrificata” con la famiglia mentre in tv raccontavano dell’inferno del G8 e della morte di Carlo Giuliani. Era il tempo in cui vestivamo con le smanicate Nike ma da sopra le t-shirt e sognavamo un giorno di poter andare da Foot Locker senza dover prendere la Sita (che scegliessi tra la M e la L lo lascio tra parentesi, per dignitosa nostalgia).
Mio cugino era il mio inseparabile “compagno di banco”, al Giardino degli Aranci come al Cinema Valle durante le proiezioni, e più d’una volta facemmo la fine della scuola: divisi, uno in prima fila e l’altro in ultima. La nostra sezione si chiamava “Why Generation”, e quando Tamara Donà che presentava i nostri incontri ci chiese “secondo voi perché?”, nel silenzio degli indecisi si udì una voce chiaramente di queste parti: “Forse perché simm’ ‘a generazione ri’ GUAI”. Solo alcuni capirono e sorrisero lì per lì, però di sicuro un ventennio dopo più che una battuta somiglia a una profezia. Geniale.
Al di là degli aneddoti, fu una settimana magica. Per gli incontri, per i confronti, per i racconti ascoltati e scambiati, a volte inventati. In fondo, che cos’è la magia senza un po’ di fantasia?
Non ho mai seguito da giornalista un Giffoni Film Festival (lo chiamo ancora così, sono tradizionalista pure se so che ha cambiato nome). Ed è un mio enorme rimpianto. Che spero di cancellare in un futuro non lontano. E però forse è bello che il ricordo del Festival del Cinema per ragazzi più bello al mondo resti per me sempre quello vissuto e visto con gli occhi d’un 16enne che respirava magia.
Ho letto dei cinquant’anni appena compiuti. Tranquillo, Giffoni. Non sarai mai vecchio. Anzi, aiuterai i tuoi giurati, parlando di te, a sentirsi sempre un po’ giovani. Così, “magicamente”….