di SABATO ROMEO – pubblicato su “La Città di Salerno” il 9 agosto 2020
Il sorriso capace di spiazzare e buttare giù ogni muro, anche quello insormontabile dettato dall’impossibilità di ascoltare. “Nel 2020 non è possibile parlare ancora di handicap”. A Diana Vitolo, giovanissima dottoressa di Salerno, brillano gli occhi quando si prova ad entrare nel suo mondo. Affetta da sordità dalla nascita così come la sua intera famiglia, la giovane salernitana ha completato nelle scorse settimane un lungo viaggio che l’ha portata ad affrontare e studiare un fenomeno che accomuna quasi 900mila italiani. Dopo le esperienze scolastiche divise tra il liceo statale “Regina Margherita” di Salerno e l’istituto statale di istruzione specializzata per sordi “Magarotto” di Padova, il percorso di vita intrecciatosi con lo studio l’ha spinta all’università “La Sapienza” di Roma, conseguendo lo scorso luglio la laurea in “comunicazione, tecnologie e culture digitali”. Il tutto, legato a doppio filo al mondo del giornalismo e all’accessibilità all’informazione dalla tv ai social network, argomento centrale della tesi discussa in videoconferenza prima degli applausi e della proclamazione con il voto di centodieci e lode.
Un viaggio emozionante, accompagnata dalla cugina Maria Carpinelli in grado di dare voce ai suoi pensieri attraverso la sua lingua, quella dei segni. Un mezzo, l’unico, anche per informare le persone sorde. Un compito che Diana ha fatto proprio sposando il progetto web “Opema – la Tv accessibile”, sito d’informazione per le persone con disabilità uditiva, sorde e al tempo stesso ipovedenti.
Diana, essere affetta da sordità le ha provocato problemi durante il suo percorso di vita?
Diversi ma non mi sono mai abbattuta. Ad esempio, da adolescente scelsi l’istituto “Regina Margherita” perché appassionata all’indirizzo socio-psico-pedagogico ma l’impossibilità di avere un assistente alla comunicazione se non per solo otto ore a settimana mi ha costretta a trasferirmi a Padova perseguendo la mia passione per lo studio. All’istituto Magarotto ho terminato i miei studi diventando un ragioniere perito commerciale.
Dall’economia alla comunicazione: perché questo cambio radicale?
Prima di iscrivermi all’università decisi di guardarmi intorno. Erano diversi gli indirizzi che mi attraevano e alla fine ho scelto l’ampio campo della comunicazione, fondamentale sia per il mio stile di vita oltre che poter muovere i primi passi nel mondo del giornalismo mettendo al centro le esigenze delle persone sorde.
Quanto sono fondamentali i media per le persone sorde?
Tantissimo, sono una fonte essenziale per permettere a tutti di poter recepire informazioni fondamentali per la vita di tutti i giorni. Da qui mi sono posta alcune domande: in Italia i sordi hanno accessibilità alle notizie? E soprattutto, il flusso di news filtrato è lo stesso per quantità e qualità di quello garantito alle persone udenti?
“Il giornalismo per i sordi: accessibilità all’informazione dalla tv ai social network” è il titolo della tua tesi: che tipo di lavoro ha svolto?
Ho diviso il mio lavoro in quattro filoni: sono partita da un lungo lavoro di interviste alle attuali interpreti LIS dei tg, per poi fare un rapporto tra la realtà italiana e la situazione in paesi molto più evoluti rispetto al nostro come Svezia, Spagna, Inghilterra e Belgio. Una scelta determinata sia per la posizione geografica strategica che per l’avvenuto riconoscimento della lingua dei segni a livello istituzionale. Successivamente ho spostato l’attenzione sul flusso d’informazione derivato dai social network e al progetto web Opema, interamente riferito a persone sorde. Infine ho svolto un’indagine per tastare l’opinione pubblica sui servizi offerti dalla tv, l’importanza dei canali social e lo studio sul caso Opema Tv.
Cosa è emerso?
Rispetto agli altri paesi europei presi in considerazione l’Italia è incredibilmente arretrata sotto questo punto di vista. Seppur dal 2009 esista la convenzione ONU sulla disabilità sottoscritta dall’Italia nel 2009, nel nostro paese la LIS non è stata ancora riconosciuta. La comunicazione infatti presenta tantissime lacune: dal servizio interpretariato alla sottotitolazione fino ad arrivare anche alle inquadrature proposte, a volte troppo piccole per permettere una piena comprensione dei messaggi. Nonostante la diffusione del web e dei social che hanno permesso di dare maggiore possibilità al nostro mondo, i giornali e la televisione restano i mezzi di comunicazione considerati i più attendibili nonostante ci siano fonti di rumore visivo.
L’emergenza Coronavirus ha complicato ancor di più la comunicazione?
L’utilizzo delle mascherine ha reso tutto ancora più difficile. Non tutti sono in grado di poter comprendere i i segni. L’impossibilità di far leggere il labiale perché coperti dai dispositivi di protezione individuale sta rischiando di isolare ancor di più le persone sorde.
Infine, qual è la tua speranza per il prossimo futuro?
Mi auguro che la comunicazione e l’accessibilità all’informazione per i sordi venga implementata ancor di più di quanto fatto durante l’emergenza Covid-19. Spero fortemente che i servizi dedicati alla comunità sorda vengano incrementati. Allo stesso tempo mi auguro che tutti i nostri diritti vengano riconosciuti e, che nel suo piccolo, questo lavoro possa contribuire a migliorare l’accessibilità per i sordi in ambito giornalistico affinché le mie speranze possano diventare una realtà tangibile. Se puoi sognarlo, puoi farlo.