di EDOARDO CIOFFI*

Era il 27 dicembre 2020, quando in Italia venivano somministrate le prime dosi del vaccino contro il SARS-CoV-2, virus passato tristemente alla storia per l’impatto devastante che ha avuto in tutto il mondo.
Da quella data, ribattezzata col nome di “V-day”, la campagna vaccinale ha vissuto di alti e bassi, con un iniziale boom di somministrazioni (soprattutto in Campania) a cui hanno poi fatto seguito ritardi nella distribuzione dei vaccini.

VACCINI A mRNA: COSA C’E’ DA SAPERE?
Con l’autorizzazione dei vaccini e la loro conseguente messa in commercio, la speranza di uscire gradualmente dall’incubo Covid si è rafforzata, dopo mesi difficili caratterizzati da effetti nefasti sia per l’ambito sanitario sia per il tessuto socio-economico del Paese. I primi vaccini disponibili, sono stati quelli ad mRNA delle aziende Pfizer e BioNTech, strutturati in due dosi da somministrare (a distanza di 21 giorni una dall’altra). Tutte le persone dai 16 anni in poi, possono “ricevere” questo vaccino. Non sono mancate, come purtroppo spesso capita nell’era dei social network, le cosiddette “fake news”, cioè notizie assolutamente infondate che pure hanno generato paura e disorientamento nella popolazione. Tra le “bufale” più quotate, quella che il vaccino a mRNA potesse modificare il codice genetico. A “smontare” le deliranti tesi di No-vax, sedicenti scienziati e presunti esperti delle teorie dei complotti, sono stati diversi esponenti autorevoli delle agenzie preposte alle valutazioni del caso. L’ECDC (Centro europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie), l’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) ed altri organismi scientifici hanno specificato il compito dell’mRNA, che è appunto quello di fare da “messaggero”, cioè veicolare le istruzioni per la produzione delle proteine da una parte all’altra della cellula. Grazie alla vaccinazione, l’organismo produce anticorpi specifici prima di venire in contatto con il virus e si immunizza contro di esso. I due vaccini Covid-19 a mRNA approvati per la campagna vaccinale – Pfizer BioNTech e Moderna – sono stati messi a punto per indurre una risposta che blocca la cosiddetta proteina Spike e quindi impedisce l’infezione delle cellule. Le proteine prodotte stimolano il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici e in chi si è vaccinato e viene esposto al contagio virale, gli anticorpi prodotti bloccano le proteine Spike e ne impediscono l’ingresso nelle cellule. Il vaccino “introduce” solo l’informazione genetica che serve alla cellula per costruire copie della proteina Spike. Se, in un momento successivo, la persona vaccinata entra in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo. Chi ha già effettuato le due dosi del vaccino Pfizer-BioNTech, ha riscontrato anticorpi contro la proteina Spike dopo aver effettuato un test sierologico, confermando dunque l’efficacia della vaccinazione.
Un’altra importante precisazione, utile a sgombrare il campo da nuove immotivate paure generate dalle fake news, è quella che col vaccino non si introduce il virus vero e proprio, bensì l’informazione genetica fondamentale alla cellula per costruire copie della proteina Spike. Pertanto, il vaccino non può in alcun modo provocare Covid-19 nella persona che viene vaccinata.

“Come mai alcune persone, dopo la prima dose, sono risultate positive ad un tampone molecolare?” A questa domanda, l’unica risposta da dare è che non c’è alcun nesso tra somministrazione del vaccino e positività riscontrata. Dopo la somministrazione della prima dose, infatti, non si è ancora sviluppata la quota anticorpale in grado di proteggere la persona vaccinata, ergo ci si può ancora infettare. 7-10 giorni dopo l’iniezione arrivano i primi anticorpi, che però sono ancora piuttosto “grezzi” e soltanto dopo un processo di affinamento che dura ancora tre settimane, il sistema immunitario impara ad affrontare al meglio il temibile “nemico” che tanto male ha fatto (e purtroppo continua a fare) in tutto il mondo.

VACCINO A VETTORE VIRALE (ASTRA-ZENECA)
Si tratta di un vaccino prodotto dall’azienda biofarmaceutica anglo-svedese, nata nel 1999 dalla fusione dei due gruppi farmaceutici Astra e Zeneca, con la collaborazione della IRBM Science Park, con sede a Pomezia. E’ un vaccino diverso da quelli ad mRNA, perchè utilizza un vettore virale basato su una versione indebolita di un comune virus del raffreddore (adenovirus) che causa infezioni negli scimpanzé e contiene il “materiale genetico” che codifica per la proteina Spike del virus SARS-CoV-2. A seguito dell’inoculazione del vaccino nel soggetto sano, la proteina Spike superficiale viene prodotta dall’organismo, stimolando il sistema immunitario ad attaccare il virus SARS-CoV-2 se in seguito infetta l’organismo. Tale vaccino sarebbe più sicuro nella fascia d’età compresa tra i 18 ed i 55 anni, perché mancano dati importanti sulla popolazione anziana. Tuttavia, l’AIFA ha recentemente dato l’ok al vaccino Astra-Zeneca anche per le persone over 55, purchè si trovino in buone condizioni di salute.

REAZIONI AVVERSE
Le reazioni avverse osservate più frequentemente nello studio sul vaccino di Pfizer-BioNTech, sono state di entità lieve/moderata e si sono risolte nel giro di pochi giorni dalla vaccinazione. Tra queste, si menzionano il dolore e il gonfiore nel sito di iniezione (a livello del muscolo deltoide), presenti in buona parte degli individui vaccinati. Meno usuali ma comunque segnalate, anche astenia, cefalea, mialgie, artralgie, brividi e febbre (quest’ultima più elevata dopo la somministrazione della dose di richiamo, cioè la seconda). Riferiti anche l’arrossamento nel sito di iniezione, la nausea e la sensazione di malessere. La reazione avversa severa più frequente nei vaccinati è stato l’ingrossamento delle ghiandole linfatiche, anch’essa comunque risoltasi in pochi giorni. Non sono mancate pure le segnalazioni delle reazioni allergiche ma prima della somministrazione viene distribuita la documentazione per il consenso e vengono informate le persone sui possibili effetti (sempre reversibili) causati dal vaccino, che resta ad oggi l’unica arma a disposizione per poter porre fine alla pandemia.

(articolo pubblicato sulla pagina Fb “I giovani medici salernitani”)

* Medico Chirurgo OMCeO Salerno – n. 11424

 

 

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