di DARIO CIOFFI

Rialzati, Patryk! Ché c’è un momento in cui il calcio scivola nelle retrovie, e il risultato è irrilevante dettaglio. Ascoli-Salernitana 0-2 è in un’immagine (e non è l’esultanza d’uno strepitoso Gennaro Tutino): Frederic Veseli abbracciato a Simone Pinna, due avversari che si stringono forte, per darsi coraggio, uomini – non calciatori, non adesso – che non scappano dal terrore né si coprono il volto, ma l’affrontano spalla a spalla. Dinanzi ai loro occhi c’è Patryk Dziczek in terra. S’è accasciato al suolo dopo un malore, di nuovo, proprio come accadde in allenamento il 21 settembre scorso. Ciccio Di Tacchio, come se ci fosse da mordere un avversario per riconquistar palla a centrocampo, s’è fiondato per tirargli fuori la lingua. Cuore di capitano, così si salva una vita.
Rialzati, Patryk! I soccorritori corrono. La gente a casa prega. Dazn, testimone chiave del calcio a porte chiuse al tempo del Covid, tiene l’inquadratura della camera larga. Si può raccontare, si deve, ma con rispetto. E così ci si aggrappa a un cenno qualsiasi. Percezione o mera speranza. I minuti più lunghi della vita di chi è in campo scorrono mentre il cuore non dà più retta ai suoi battiti. Pulsa pure quello di Dziczek.
Rialzati, Patryk! Intanto si siede, avvolto in una coperta. Pensi – senza laurea in Medicina – a Morosini, ad Astori, al destino, infine al buon Dio che accompagna il ragazzo in ambulanza. Con gli occhi (di nuovo) accesi. È un sollievo. Patryk è cosciente, ed è l’unica cosa che conta.

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