di DARIO CIOFFI
Oltre il sogno. L’ultima riga d’una favola è bagnata dalle lacrime d’orgoglio d’un popolo intero. Occhi lucidi, cuore impazzito e la mente che va da sé. Perché la Salernitana in serie A non è solo una meravigliosa impresa sportiva, inimmaginabile un’estate fa, è anche e soprattutto il riscatto d’una terra che in quella maglia riconosce storia, identità e spirito di condivisione che null’altro, come il calcio, sa suscitare ed enfatizzare nei suoi valori più autentici. È per questo che il 3-0 di Pescara, punto esclamativo su una stagione magica, è stato l’ideale ricongiungimento d’una comunità intera, mentre per ossimoro ma non contraddizione quel pallone messo in rete da Anderson, Casasola e Tutino rotolava nell’Adriatico deserto al tempo del Covid.
Il vecchio cuore granata ce l’ha fatta, a 102 anni, e 23 dopo l’ultima promozione in A, a riprendersi quel palcoscenico da cui venne ingiustamente sbattuto fuori nel ’99. Ce l’ha fatta nel campionato dall’alba più buia, cominciato nel surreale silenzio di Sarnano e in uno sconosciuto disincanto che s’aggiungeva alla pandemia. Sì, proprio in questo scenario desolante è nato il capolavoro concluso ieri con i tre gol all’Adriatico: uno per lo spareggio del ’91 contro il Cosenza, un altro per la promozione persa all’ultimo respiro nel ’96, e un altro ancora per quella condanna ai playout di due anni fa.
Una t-shirt granata con su scritto “Macte animo” omaggia i padri fondatori, quelli che nel 1919 immaginarono la Salernitana dinanzi a una birra al bancone della Welten. Roba di più d’un secolo fa. L’inizio d’una storia d’impareggiabile passione popolare, che ha scritto un nuovo capitolo nel pieno d’una emergenza sanitaria che ha costretto la squadra a non rientrare in città ma a far tappa a Cascia. Lì, sotto la croce di Santa Rita, nel 2008 Castori iniziò la sua prima avventura in granata. Non andò granché bene, eufemismo per non dir altro. E però 13 anni dopo ci è tornato da trionfatore, come il terzo allenatore d’ogni tempo ad aver portato la Bersagliera in serie A, come Gipo Viani e Delio Rossi. Ora nella storia c’è pure il verace Fabrizio. Condottiero d’una Salernitana andata oltre il sogno…