di DARIO CIOFFI

Milan Djuric è sporco di fango come noi. È uno di Venezia, e chi se lo scorda… Quel playout che si doveva giocare, anzi no, e invece sì, e che se fosse finito male non ci sarebbe stato ripescaggio a salvare il Centenario all’inferno.

Milan, a cui molti nei mesi precedenti avevano dato del bidone, è uno di quell’impresa. Va da sé che gli vorremo bene per sempre. Quelli come lui e come Di Tacchio, che non sarà Demetrio Albertini ma sputa l’anima fino a restare senza, sono l’ossigeno per una squadra che lotta laggiù dove manca l’aria. È gente a cui si gonfiano le vene quando corrono verso la Curva. Ne vorremmo 11 come loro, e altri 11 in panchina. Che si vinca o che si perda…

Milan, allora… Dicevano potesse andar via in estate, perché i calciatori sono stati abituati a sentirsi “a scadenza” un anno e mezzo prima della fine di un contratto. Io non ci ho mai creduto all’idea di vederlo giocare altrove. Il suo procuratore sì, e invece io no. Perché? Boh… Sensazioni. Ricordi di quelle sgomitate a Venezia, o di quella testata al Chievo con il capo fasciato, un gol su palla inattiva per decidere una partita scarabocchio (“eh, ma dove andiamo se vinciamo così sugli episodi” dissero quelli che ne capiscono, gli stessi del Djuric bidone di cui sopra…).

Milan è un ragazzo della B vinta nel deserto. E forse non è un caso che sui 4 punti strappati in questo avvio durissimo ci siano, oltre alla sua, le firme di Gondo e Coulibaly, oggi pure di Belec. Gente che la serie A se l’è conquistata con il sangue, come Castori che meriterebbe molto rispetto anche se sbaglia (e a differenza di molti ha il pregio di correggersi), come Gyomber che di mestiere allontana palloni nemici e però pur di essere utile si adatta persino a fare il terzino di spinta.

Salernitana-Genoa 1-0, prima che di Ribery o di tutti gli altri, è la vittoria di chi sta vivendo nella casa che s’è costruito mattone su mattone. E sono 3 punti che pesano come piombo. Contro un avversario in difficoltà, vero. Loro…

“Se non vinciamo con questi…”, ho sentito dire oggi sbuffando. Sì, e però pensate un po’ cosa dovrebbero dire gli altri, quelli del Club più antico d’Italia.

Serviamo se siamo umili, pazienti, equilibrati e non nevrotici. C’è da crederci, da soffrire e da sperare.
Per molti è troppo un peso.
Noi, invece, “non la smetteremo mai…”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *