di DARIO CIOFFI

Nessuno potrà dire che non si sta facendo di tutto per provarci. La rivoluzione d’inverno messa in campo dalla Salernitana in quest’ultima, frenetica, settimana di calciomercato è l’inequivocabile cartolina di un’ambizione che non vuol essere utopia. Perché la classifica è impietosa ma il desiderio di riscrivere un destino che ai più sembra segnato può esser più forte d’una rassegnazione che non abita più da queste parti, almeno da quando il neo presidente Danilo Iervolino e il suo ds – ipse dixit – “plenipotenziario” Walter Sabatini hanno preso di petto la situazione. Cercando ogni strada possibile per difendere quel patrimonio chiamato serie A.

Di sabbia nella clessidra n’è rimasta poca e la nuova società granata sta spingendo di brutto per ricostruire la squadra dalle macerie d’una prima metà di stagione sciagurata, per tentare una missione disperata e però non ancora compromessa. Visione e investimenti: sono le due key words che ispirano questa corsa contro il tempo per (ri)dare alla Salernitana una prospettiva, una speranza, un segnale a una piazza che dopo aver rivisto la luce con il passaggio di proprietà adesso chiede di trovare un senso per una seconda parte di campionato in cui bisognerebbe quasi triplicare i punti fatti nel viaggio d’andata per riuscire in qualcosa che somiglia sportivamente – più al miracolo che all’impresa. Lo scenario è chiaro, la dichiarazione d’intenti forte. Al diavolo i facili profeti della resa annunciata, e del futuro che persino legittimamente potrebbe esser programmato sulla base del paracadute che spetta a chi retrocede in B.

Non sono argomenti all’ordine del giorno. Il tandem Iervolino-Sabatini ci prova, ci crede, e se realisticamente c’è da cambiare quasi tutto, numeri e dati di fatto alla mano, tanto vale tentare. La disponibilità del neo patron e la profonda conoscenza del mercato garantita dal neo ds compongono il binomio di questa sfida forse senza precedenti all’ombra del Castello d’Arechi, dove ogni sessione di “riparazione” portava tradizionalmente con sé mille aspettative il più delle volte rimaste disattese. Certo, spesso si fece il possibile. Non lesinarono sforzi, in epoche diverse, Nello Aliberti e Antonio Lombardi per provare a rinforzare organici in affanno a metà campionato, non sempre riuscendoci, e pure nella gestione Claudio Lotito- Marco Mezzaroma gennaio fu parecchie volte il mese dei tentativi di svolta portati a termine solo parzialmente (vedi il 2019, con il “sì” di Calaiò e i “no” di Ceravolo e Dezi ).

Perché d’inverno, dice la retorica ch’è regina del pallone, il calciomercato è complicato: chi ha giocatori buoni e “pronti” li tiene per sé, e così per fare d’una rivoluzione di uomini anche un’inversione di risultati occorre lavorare di fantasia, d’intuito, di rapporti. Ché in fondo, guardando ad oggi, chi accetta volentieri come destinazione una squadra ultima in classifica? Tocca metter sul tavolo argomenti convincenti, economici – sì certo, sicuro – però pure di prospettiva, per render chiaro a chi riceve la proposta che quella scommessa sarà complicata quanto si vuole ma si fonda su solide basi. La Salernitana che arriverà alle otto della sera del 31 gennaio provando a chiudere la campagna acquisti/cessioni più grande che storia ricordi, perché non c’è solo da rinforzare ma pure da cedere chi non rientra più nel progetto, s’è ripromessa di dare un futuro a questo record storico.

Per trasformare i cambi in punti, per vivere un viaggio di ritorno con la speranza d’una rincorsa che conduca al traguardo. La sicurezza ostentata da Iervolino e Sabatini non è garanzia di riuscita, però di sicuro d’una volontà, fortissima, di non lasciar spazio ad alcun rimpianto. Perché quella che tornerà in campo all’alba di febbraio, alla ripresa del campionato all’Arechi contro lo Spezia, dovrà esser una squadra nuova, negli uomini e nello spirito. Nei risultati poi si vedrà. Però nessuno dovrà dire che non s’è fatto di tutto per provarci.

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