di DARIO CIOFFI

Gelo. All’Arechi si gela e neanche quattro gol in mezzora – equamente divisi stavolta, eh, mica il solito “cappotto”! – scaldano il corpo né l’anima. Perché giochiamo un campionato che dura meno della metà di quello degli altri, con il gap d’una classifica disperata e l’urgenza di mettere insieme un gruppo nuovo e farne una squadra. E vabbè, nulla che non si sapesse…
Sulla base di tali premesse, per me si deve parlare di Salernitana-Spezia 2-2 ricordandosi da dove si è (ri)partiti, e cioè da quando in un quarto d’ora prendevi due gol senza fiatare e “buonanottealsecchio”, da quando esistevi per far numero, da quando quasi-quasi era meglio sparire per le mortificazioni che subivi da qualsiasi avversario. Questa invece, con tutti i limiti del caso, è una squadra viva, senza troppe soluzioni oltre le magie di Verdi (e hai detto niente!), ma sicuramente accesa, battagliera. Nuova nell’animo, nuova in tutto, tranne che nell’allenatore…
Alle otto della sera strada libera manco si giocasse a porte chiuse. Allo stadio s’annunciano 11mila persone, e sono già quasi tutte dentro. Come tanti anni fa. E’ ché il popolo granata s’è messo in testa di dare a questa serata un significato speciale: ha accolto i nuovi con 300 torce accese mentre il pullman sfilava tra due ali di folla, così, tanto per far capire a chi ha accettato questa sfida, in bilico tra pericolo e miracolo, che forse sì, come dicono in tanti, sono venuti a retrocedere, e però pure che per farlo hanno scelto il posto più bello che esiste.
In campo tira vento nuovo. Gelido, certo. Ma almeno non è l’afa che soffocava speranze. Vedi in distinta Verdi, Ribery, Fazio e Perotti (che è in panchina)… Per carità, l’abbiamo amata pure con Muoio, Vadacca e Calà Campana, però fa un bell’effetto. Ché poi l’ha dimostrato Sanremo che certe storie non passano mai di moda.
E infatti, pronti-via, Ribery prende fallo, piazzato dopo 3′, il mio “compagno di banco” in tribuna stampa, che per vizio di chi preferisce l’aria fresca diventa compagno di balaustra, se la chiama: “Verdi su punizione segna sia di destro che di sinistro”. Gli dico che a noi basta un piede solo. Detto-fatto. Destro, giro magico, 1-0 e parte “Donna felicità”. Lo Spezia poco dopo pareggia di Var ma “Non la smetteremo mai…” vale lo stesso.
Poco dopo altro piazzato. Stavolta ce la chiamiamo insieme. “Vai Verdi…”. Lui va, dà un altro giro pazzesco, 2-1 che manco alla playstation. Altro giro, altro Var, altro pareggio, 2-2 dopo mezzora, perché lo Spezia è tosto e le big della serie A ne sanno qualcosa.
Certo, rispetto a qualche settimana fa è un altro sport, fossimo a settembre sarebbe uno spasso, però si gela e allora non ci basta. Non ci basta neanche il secondo tempo per scrivere un’altra storia alla partita. L’Arechi applaude, fa la sua parte fino in fondo, anche se alle undici della sera è tutto un po’ più buio.
Il timore è che il campionato sia diventato un po’ come quelle notti passate davanti alla discoteca quando non sei in coppia né in lista: tutti entrano, e tu resti là davanti, sempre al gelo, assieme ai tuoi amici “scoppiati” e a un paio di buttafuori che ti fanno la grazia di farti entrare come un “avanzo” mentre gli altri escono, quando ormai la festa è quasi finita. Pazienza, può essere che ti diverti lo stesso. E magari succede che lo decidi tu… quando la festa finisce.

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