di DARIO CIOFFI

Ce l’avete presente quel signore in piedi, schiacciato dalla folla, che legge il libro in Metropolitana nelle “grandi città”? Ce n’è più o meno uno in ogni carrozza, e a vederlo come se ne sta tranquillo nel caos d’un vagone da “capienza al 150%” non sai se chiedergli prima “chi te lo fa fare?” o “come si fa?”. Ha mille persone addosso, attorno chi trattiene il respiro, chi canta, chi si lamenta, chi puzza, chi ruba, e però lui è sempre lì, sereno, che legge il suo libro immobile come una statua che si muove solo per girare le pagine. Come se per tutto il resto “il fatto non fosse il suo”.
Ecco, noi che amiamo la Salernitana oggi siamo un po’ come lui, perché sappiamo che ci troviamo in un gran casino, ma restiamo in piedi senza scomporci, ché poi ripetersi quanto “grave” sia la situazione a cosa servirebbe? Meglio far da soli, tirando dritto per dritto, fermata dopo fermata, provando a sopravvivere al delirio e a trovare un senso al viaggio. Lo decidiamo noi se e quando finisce.
Si vive così l’esperienza mistica di un’ultima in classifica ch’è già retrocessa per tutti tranne che per se stessa, e per la sua gente ovviamente, che poi equivale più o meno a dire la stessa cosa perché mai come adesso la squadra e il suo popolo sono una cosa soltanto.
E allora capita d’esser felici anche laggiù, in fondo a una classifica che non è (più) una condanna, non può esserlo per una squadra che dà tutto, che lotta a testa così alta che il Milan capolista quasi se la fa sotto dalla paura nel vedersi ripresa da Bonazzoli, che fa capire ch’è un povero illuso chi pensa a una partita ammazzata nella culla da Messias, e poi sorpassata da quella testata di Djuric che fa venir giù l’Arechi come tanti anni fa. Alla fine pareggia Rebic, e se la percezione è dei “due punti persi”, contro chi comanda la serie A, vuol dire che la Salernitana è viva, e che ha ancora da dire e da dare.
Nel mondo parallelo in cui ci (ri)proiettiamo dopo il 90′, in quel cerchio stretto attorno a Davide Nicola, c’è tutto il desiderio di chi questa pazza idea ha voglia di coltivarla ancora. Vivendola così, come quel signore in piedi, schiacciato dalla folla, che non molla il suo libro nel caos d’una Metropolitana, convinto che magari quella storia che sta leggendo non debba aver per forza il finale più scontato. E fa nulla se è l’unico che ci crede…

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