Dal carcere al Mondiale, con l’intento d’essere un esempio soprattutto per i più giovani. Questa è la storia di Cristian Lubrano, atleta napoletano di 45 anni, vincitore di ben 33 titoli nazionali di kickboxing. Storia d’una vita tutt’altro che semplice, fatta di errori e sacrifici ma pure di passione e riscatto, che sarà raccontata in un docufilm intitolato “Oltre le quattro mura”, realizzato col patrocinio del Comune di Napoli.
Sabato 26 marzo alle ore 18, infatti, alla palestra Free Time di via Bartolo Longo a Ponticelli, sarà presentato un interessante progetto che si pone come obiettivo quello di raccontare non soltanto la storia di un atleta dal palmares invidiabile, ma pure le fasi della vita di un uomo che ha saputo reagire alle difficoltà. A presentare l’evento ci sarà colei che ha realizzato il docufilm, cioè la conduttrice bresciana Milva Cerveni, da moltissimi anni “voce” del movimento ultras italiano (e non solo) col suo “Dodicesimo in campo” (clicca qui per leggere il nostro approfondimento) ma sempre attenta anche alle tematiche per il sociale.
In un’intervista rilasciata alcuni mesi fa proprio alla Cerveni, pubblicata sulle colonne del quotidiano “Tuttosport”, diretto da Xavier Jacobelli, Cristian Lubrano aveva raccontato la propria vita, focalizzandosi sulle sue passioni, sugli errori commessi e sulla capacità di riscattarsi. A 6 anni, affascinato dal mito di Bruce Lee, iniziò a praticare kickboxing, arrivando dopo 10 anni addirittura in Nazionale, dove ha vinto numerosi titoli. Poi, proprio all’apice della carriera, una serie di difficoltà da fronteggiare: prima dei gravi infortuni, poi un incidente che lo costrinse ad un lungo periodo di riabilitazione e infine l’esperienza del carcere, dopo aver commesso dei reati. E’ proprio lì, tra le mura della casa circondariale, che probabilmente Lubrano ha ritrovato se stesso e sette mesi dopo il suo ritorno in libertà, ha vinto l’argento ai mondiali di kickboxing. <<Volevo rimanere in piedi ed ho trasformato la sofferenza in energia, facendo tesoro degli insegnamenti maturati sul ring. Ho capito che si può andare oltre, anche stando rinchiuso tra quattro mura. Così è nata l’idea del progetto>>, spiegò Lubrano nell’intervista rilasciata a Tuttosport lo scorso novembre. Un progetto volto ad aiutare bambini e ragazzi che vivono situazioni disagiate, per dar loro un sostegno concreto. <<Voglio che si favorisca l’inserimento dei più giovani nel mondo dello sport. Bisogna incoraggiarli a credere in se stessi ed in un futuro migliore>>, le parole del 45enne atleta partenopeo, che della propria vita non dimentica anche un’altra passione fondamentale, cioè quella per la squadra di calcio cittadina, il Napoli.
Nel docufilm, infatti, non mancherà anche un altro filone ch’è centrale nella vita di Lubrano, ovvero lo stadio inteso come punto d’aggregazione, tifo ed amicizia. <<Un’altra importante palestra di vita per me è stata lo stadio. Ho iniziato a seguire il Napoli a 8 anni, con mio padre, ma ciò che catturava la mia attenzione erano tutti quei ragazzi che saltavano in Curva. Pensai che quello fosse il mio posto, volevo stare lì. E a 14 anni ho cominciato a frequentare la Curva, entrando a far parte dopo tre anni di un gruppo ultras. Ho trovato amici che sono diventati fratelli, con cui ho condiviso tutto. La vita da stadio e l’appartenenza al mondo ultras mi hanno insegnato molti valori, che ancora oggi sono capisaldi della mia vita: solidarietà, amicizia, amore per la mia terra e per i miei colori>>.