di DARIO CIOFFI

Ripartiamo dalle priorità. Per ristabilire un ordine naturale delle cose. C’è una necessità invocata – al tempo stesso – dalla storia e dall’attualità: riprendersi il proprio stadio. Sì, perché è lì, in quell’Arechi ch’è sempre stato fortino, pure in stagioni in cui non c’era chissà quale tesoro da custodire, che la Salernitana dovrà costruire la sua missione di consolidarsi in serie A. Pare banale, e però fa rima con fondamentale.

La spinta della propria gente, la consapevolezza delle “sue mura”, il desiderio di scrivere qualcosa che resti inciso sulla pietra: i granata domenica hanno l’occasione di dare un segnale forte, a se stessi e a un campionato in cui nella prima trasferta hanno già mosso la classifica, portandosi dietro persino – va visto così il pareggio di Udine, senza ignorare la legittima recriminazione per l’uomo in più non sfruttato – l’umanissimo rimpianto di non aver portato a casa tutto l’incasso. Non più ferma al palo (già) dopo due giornate, fatto che nelle altre esperienze in serie A di memoria recente non era mai accaduto, la Salernitana contro la Sampdoria può rafforzare certezze e autostima cercando uno slancio in grado d’indirizzare una percezione ch’è, comprensibilmente, ancora indefinita all’alba d’una stagione che (con)vive con il mercato aperto per qualche altro giorno. Gli ultimi. I più intensi. E potenzialmente i meno prevedibili.

Che ruolo potrà recitare davvero la squadra di Davide Nicola? Costretta a battagliare tra i dannati per lasciarsene tre alle spalle, in ogni modo e in qualsiasi momento, modello finale batticuore d’una primavera fa, oppure pronta per scalare le gerarchie e regalarsi un anno diverso e mai visto da queste parti? Va da sé che la seconda ipotesi non sottintenda utopie né voli pindarici, e però insegue l’ambizione d’intraprendere quel percorso di crescita che possa rappresentare la svolta storica immaginata e pubblicamente invocata dalla gestione di Danilo Iervolino. Non più una meteora, nel salotto buono dell’Italia del pallone, ma una realtà.

Chiaro che non ci si arrivi con un colpo di bacchetta magica. Anzi. Tocca lottare, scalando un passo per volta, approfittando se possibile di quelle partite che – fuori dall’equivoco, di facili non ce ne sono, però di non impossibili sì – mettono la Salernitana di fronte ad avversari dal coefficiente di difficoltà meno proibitivo rispetto, per esempio, all’esordio contro la Roma. La Samp non è rivale che si “consegna”, (ri)vedere per credere cos’ha fatto lunedì sera contro la Juventus a Marassi, eppure se i granata hanno voglia d’accelerare, e dare a questa partenza un valore che già entri negli annali, devono riprendersi lo stadio di casa, magari ricordandosi pure che ultimamente, a cavallo tra il tramonto della stagione scorsa e l’inizio di questa, è stato troppo spesso terra di conquista. E se con Mourinho “ci sta”, s’è già detto, di sicuro gridano più vendetta il blitz in Coppa del Parma e l’incredibile, a tornar indietro con una memoria che non svanirà mai, “cappotto” preso dall’Udinese in una notte dicotomica di dramma e felicità, senza scordarsi della precedente delusione per il pari incassato dal Cagliari sui titoli di coda, che accentuò – quel momento sì – il rischio di compromettere il miracolo sportivo che la Bersagliera stava compiendo.

Il popolo del cavalluccio marino farà la propria parte. Come sempre. E nonostante tutto. Non ci sarà il “pienone” della prima, e però il ruggito dell’Arechi non ha per forza bisogno di soldout o giù di lì. Certo, il dato d’8mila abbonati è al di sotto delle previsioni (oggettivamente fissate a cinque cifre), ma anche questo rappresenterà per il club uno spunto di riflessione per lavorare alle linee guida del percorso intrapreso. Un’analisi, a campagna chiusa, che sicuramente non mancherà su temi d’innegabile importanza e attualità che andranno letti tra le pieghe di questa risposta discreta ma non eccezionale: i prezzi fissati, la funzionalità d’uno stadio da rendere davvero moderno, il coinvolgimento di nuove generazioni di Salerno e provincia che oggi, a differenza del passato, hanno una squadra di serie A della propria terra per cui tifare, senza “necessità” di doverne scegliere un’altra per “simpatizzare”.

Intanto, alle sei e mezzo del pomeriggio di domenica c’è Salernitana-Sampdoria. E c’è un Arechi da “riconquistare”. Ripartiamo dalle priorità, appunto…

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