di DARIO CIOFFI

Premessa ironica ma non troppo: dire “non montatevi la testa”, in una piazza che storicamente vive la sua passione per il pallone mischiando la polvere all’aria che respira, può sembrare offensivo, più che irriverente. Insomma, che il 4-0 alla Samp possa far smarrire il contatto con la realtà, e soprattutto con l’umiltà, è pericolo che non può né deve esistere nella quotidianità d’una Salernitana che muove i suoi primissimi passi in una dimensione tanto ignota quanto incredibilmente affascinante.

Ciò detto, va da sé che la legittima euforia dopo la partita forse più bella dei granata in A che storia ricordi possa alimentare se non illusioni almeno umanissimi cali di tensione, ed è un’eventualità da scongiurare e scacciar via perché, nel campionato della folle corsa verso la pausa per il Mondiale senza l’Italia, si gioca a ritmo incessante e il fatto che sia già vigilia della trasferta di Bologna impone, se non di cancellare (lasciatecela ricordare, e godere), almeno d’archiviare l’ultima splendida domenica dell’Arechi.

La Bersagliera, di soprannome e di fatto, ha un patrimonio d’entusiasmo prezioso che diventa occasione irripetibile per dare connotati speciali a questa partenza lanciata: dovrà esser spinta e non freno, per continuare la cavalcata in un campo non semplice, contro un avversario battagliero, come tutte le squadre di quel gladiatore ch’è Sinisa Mihajlovic, e che certo non stenderà tappeti rossi all’aspirante rivelazione dell’alba di questa stagione. Si sa, il calcio ha memoria brevissima e nello spazio d’un’ora e mezzo le favole possono diventar brutte figure o viceversa.

In quest’apparentemente semplice, e però complicatissimo, gioco d’equilibrio con se stessi, prim’ancora che contro il Bologna da sfidare domani al Dall’Ara, Davide Nicola cercherà le conferme di un’identità di cui ora c’è traccia evidente. Sì, perché la Salernitana non è stata soltanto quella della “partita perfetta” del poker alla Samp, ma pure la provinciale gagliarda che ha perso a testa alta contro la Roma di Mourinho, e la quintessenza di lucidità e concretezza che ha saputo sbloccare la sua classifica portando via un punto mica scontato, e persino un po’ sottostimato, da casa dell’Udinese. Tre volti diversi d’una stessa squadra che intanto cresceva un passettino per volta, integrando calciatori d’indiscussa qualità per dare sostanza a un’ambizione, non lottare per la sopravvivenza con il respiro corto, testimoniata con eloquenza dall’impegno della società sul mercato.

Patron Iervolino, a sugellare il capolavoro calcistico della prima vittoria, ha rilanciato l’obiettivo di diventar cliente fisso – ipse dixit – della “parte sinistra della classifica”, che significa stare nella prima metà, e cioè nella scia delle grandi che un anno e mezzo fa Salerno vedeva solo in tv. È una sfida grossa, da sogno, a cui i granata devono dimostrare d’esser pronti cercando la più banale e necessaria delle formule magiche: la continuità. Non tanto per rincorrere le suggestioni di oggi, in un campionato ancora nella culla, ma perché i punti fatti adesso varranno anche a maggio e perché sono questi i momenti in cui si delineano le prospettive d’un percorso che la Salernitana ha la fortuna di vivere con la salda guida del suo “mister miracolo salvezza” fin dal principio e con un organico ormai delineato e completo, con “coppie affidabili” ed elementi poliedrici.

Certo, il colpaccio dell’ultima ora – e qui Iervolino è stato abilmente e legittimamente diplomatico nel tener bassa l’asticella delle aspettative – il ds De Sanctis lo proverà ancora, e però veder scorrere i titoli di coda del calciomercato senza l’ansia di dover mettere dentro l’elemento imprescindibile, colmare un “buco” e guardare impotenti la sabbia che vien giù dalla clessidra, in attesa che accada qualcosa che non sempre poi si verifica prima del “game over”, rappresenta di per sé una svolta storica. Un’altra.

E allora occhi sul campo. Domani c’è Bologna-Salernitana. Basta parlare di poker, si mischino le carte. Ché si (ri)parte da 0-0…

 

(foto US Salernitana 1919)

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