di DARIO CIOFFI
Io lo sapevo che San Siro diventava la Rotonda alla vigilia di Natale. E siccome tutti predichiamo “nuovi tifosi”, a me ‘sto fatto di vedere mezza Salerno a Milano, arrivata con ogni mezzo e con ogni scusa, diverte, mi piace un sacco.
Gialla, verde o lilla: la metro è tutta granata e i bambini che vedi lì in mezzo con le mamme e i papà sono una vittoria su cui nessun tiro di Kastanòs potrà farci cambiare idea.
Aprite ‘sto stadio e non ci “ammazzate la salute” se la gente si fa i selfie: chi ha visto le toilette del pallone, e chi pensava che frequentarle fosse un “fine pena mai”, se lo meriterà pure un ricordo dalla Scala del calcio (che poi lassù, al terzo anello blu, anche il mitico Meazza un po’ toilette sembra, “nobiltà e bbuon’!“).
Meno d’un anno fa contro l’Inter ci voleva il pallottoliere, ora la Salernitana fa una buona figura ma la sensazione di poterla non perdere la stimoli solo con la fantasia. E quella dura il tempo che può.
Dovremo vincerne altre, si dice con la banalità che di solito mi dà i nervi ma a cui stavolta mi aggrappo.
Così mi tengo San Siro. La nostra gente che “se lo prende”, perché siamo un popolo che s’è sparso e chi vive a Milano da un po’ o da una vita senz’aver mai preso l’accento (ché sennò quando “scendi” ti fanno il pernacchio e ti prendono per il culo finché non “risali”) ci tiene al fatto che casa sua è pure la casa d’un amico di giù.
È una rimpatriata allargata, una vigilia di Natale anticipata a ottobre, che toglie nulla ai tre furgoni e pochi altri che partivano quando seguire la Salernitana era un lusso che non andava di moda, ma ci aggiunge la fame di calcio e passione di chi su questo palcoscenico ha l’occasione di (ri)prendere generazioni di tifosi dopo che tra le ultime in molti hanno scelto maglie strisciate, habitué dei trofei.
Ci fanno gol subito, che non sarebbe manco ora di pranzo, e la fantasia – di cui poco fa… – se ne va prim’ancora che venga fame. Però davanti ai 6mila del settore ospiti ci sono quelli che “si sono fatti tutto il peggio”, e che al vantaggio dell’avversario per abitudine cantano più forte. Se lo meriterebbero prima loro il “miracolo a Milano”, ma ‘sto giro s’è capito che per i miracoli di spazio non ce n’è né ce ne sarà. Sul campo ne prendiamo due e ce ne torniamo a casa, contenti un corno (!), e però con la testa sempre alta, dell’andata al ritorno, salita e discesa, dal primo all’ultimo tornante dove quelle 6mila persone passano sperando che il fiatone regga e che faccia altrettanto lo stomaco dei piccioni che non vedi sulla testa ma a terra sì, dai selfie (a proposito di…) che hanno lasciato per strada.
L’uscita è senza “struscio”. Ché domani è lunedì. Ognuno corre verso i fatti suoi, e sono tutti diversi. Tutti, tranne la Salernitana.
(foto US Salernitana 1919)