Il Veterano se n’è andato felice, con la sua Salernitana issatasi a metà classifica in serie A e la – altrettanto sua – Destra al governo del Paese. Certo, avrebbe avuto ancora molto da (ri)dire, sull’una e sull’altra, ma nel giorno dell’addio è bello immaginare Fiore Cipolletta sorridente così come l’hanno raccontato i suoi cari, che gli sono stati accanto fino all’ultimo.

Vecchio cuore granata per storia, il Veterano – “chiamami così, ché mi piace un sacco“, ripeteva quando condivideva alcuni dei suoi mille racconti d’una lunga militanza curvaiola – è stato un simbolo autentico della passione per l’ippocampo, fin dagli albori del tifo organizzato. Era un ragazzo del Bar Real, l’altra anima che, insieme al Nettuno, contribuì a portare allo stadio Vestuti la parola e lo stile Ultras. E alla tradizione del sostegno per la Bersagliera era visceralmente legato: i Panthers, i Fedelissimi Antica Salerno, la Granata South Force, nomi che ha sempre decantato con solennità e rispetto, pronunciandoli con la sacralità di chi ne ha vissuto le gesta. Il bomber granata della GSF, la sciarpa con il mitico slogan “Salernitana Bersagliera”, quella voglia di perdere anche l’ultimo filo d’una voce roca per sostenere la maglietta amata per tutta la vita: Fiore è stato un ultras senza tempo, fiero appartenente alla generazione dei pionieri ma costantemente impegnato per provare a dare un contributo alla tifoseria anche quando era passato dalla vita di gruppo a quella da club, da salernitano, da innamorato del cavalluccio marino, da Veterano.

Era uno che non le mandava a dire, che non dava ragione se pensava che l’interlocutore non ne avesse e che non s’arrendeva all’idea d’avere torto pure se glielo facevano notare. Era Fiore Cipolletta. E queste tre parole rendono superfluo aggiungere altro. Mancherà come tale, a chiunque l’abbia conosciuto.
Arrivederci, Veterano. (d.c.)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *