di DARIO CIOFFI

Quasi tutti “quelli come me” hanno scelto un’altra foto: “Rado” – e sì ché a questi diminutivi poco originali dei cognomi abbreviati che si danno i calciatori a volte ci arrendiamo anche noi – con la torcia tra le mani che festeggia la salvezza dopo la folle e indimenticabile notte di Salernitana-Udinese. Pare se la sia persino tatuata, lui, quell’immagine. E come dargli torto…

Io però ne scelgo un’altra. Secondo me più iconica ancora. Tatuata nella mente.

Questo è l’Olimpico, Radovanovic ha appena piegato le mani al portiere della Roma, con una sassata che pure se ci fossero stati dieci uomini in barriera li avrebbe buttati giù, e corre verso quel muro granata del settore ospiti. Alle spalle i suoi compagni. Tutt’insieme. In un’unica direzione. Quella della gente ch’è ancora lì, “appresso” a una squadra retrocessa per tutti, tranne che per quelli che sono in foto e per pochi altri.

C’è tutto in quest’immagine. C’è un drappo con il 7%. Ci sono le bandiere mai ammainate. Ci sono gli occhi del popolo che ancora spera. Ci sono i calciatori “senza volti”, e però con addosso quelle maglie che si vedono indossate degnamente, pure se da ultimi in classifica (ci fossimo rimasti, l’avremmo pensata allo stesso modo).

Un’oretta dopo questo scatto, salvato e gelosamente custodito nella memoria sempre piena dello smartphone, questa partita, tanto per (non) cambiare in quel periodo, la perderemo ma uscendone col petto gonfio, con la certezza d’aver fatto la nostra parte. E Mourinho dirà “cavolo”, della Salernitana e del suo pubblico.

A Radovanovic, come a tutti quelli che hanno indossato “la nostra maglia” lasciandoci qualcosa d’emotivamente indimenticabile, dico “grazie” ma più che fargli il “coccodrillo”, (ri)vedendo “la numero 16” sullo sfondo, davanti a tutti, ne prendo spunto. Per dire come io e tutti “quelli come me” vorremmo che la Salernitana fosse sempre. Così. Battagliera e compatta. Un tutt’uno con il suo popolo. Umile. Operaia. Affamata. Dignitosa sempre, soprattutto quando pare non ne vada bene una.

Il giorno di questa partita i risultati erano una miseria. Eppure questa foto per noi resta una ricchezza. Significherà qualcosa…

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