di Stefano Masucci
Will – Stupido. 6-: Faccia pulita da bravo ragazzo che fa quasi tenerezza, anche perché tocca a lui aprire di fatto la seconda serata. Nulla di trascendentale, ma merita la sufficienza.
Modà – Lasciami. 6: Dolore e sofferenza traspaiono subito, Kekko si strugge alla sua maniera e sembra portare il tempo indietro di dieci anni.
Sethu – Cause Perse. 6: La versione nonviolenta di ‘O Munaciello di Gomorra, prova ad alzare il ritmo di una prima parte di serata che parte con le marce basse. Non ci riesce del tutto.
Articolo 31 – Un bel viaggio. 6: Una delle reunion più attese, con un’intera generazione pronta ad emozionarsi dopo esser cresciuta con le loro canzoni. Ma dei vecchi Articolo c’è ben poco, nonostante il testo nostalgico e l’emozione di Ax e Jad, capace di coinvolgere i fan.
Lazza – Cenere. 7+: Prima esibizione davvero convincente di serata. Produzione di alto livello (Dardust è una garanzia), ritmo che entra sotto pelle ed ottima performance canora. Tra le migliori novità, premiato anche dalla sala stampa.
Giorgia – Parole dette male. 5: Tra le grandi delusioni della seconda serata, eppure era una delle più attese tra i secondi 14 artisti in gara. Un monumento, e non solo del Festival, ma della musica italiana, porta in gara un brano che non convince. E anche l’esibizione non è all’altezza di un mostro sacro come lei.
Colapesce Di Martino – Splash. 8: I migliori, per distacco. Atmosfere battistiane per un duo che sembra funzionare e riuscire ad andare oltre l’effetto boom di “Musica Leggerissima”. Esame di maturità superato, e “ma che mare ma che mare” che si candida già a ritornello tormentone. Classifica già altissima.
Shari – Egoista. 5: Look da Safari, ma di selvaggio c’è ben poco oltre all’outfit. La sua “esibizione” al piano dura 32 secondi esatti, scelta incomprensibile, così come la scelta di puntare tutto sul maculato. Il testo di Salmo non basta a convincere.
Madame – Il bene nel male. 6,5: Una delle artiste più originali in gara, e di conseguenza anche una di quelle canzoni che vanno riascoltate più di una volta per essere apprezzate. In ogni caso stile inconfondibile che la sala stampa sembra apprezzare particolarmente.
Levante – Vivo 6: A colpire è sicuramente più la sua trasformazione nel look, che non la canzone. Ci si aspetta sempre qualcosa di più per il definitivo salto di qualità.
Tananai – Tango 7,5: L’ultimo posto dello scorso anno, che l’ha reso un personaggio (più che un cantante) di assoluto culto, lascia da parte i tormentoni e offre una sorprendente prova di maturità. Brano sanremese in tutto e per tutto, ottima esibizione, e canzone più che godibile. Look e performance all’insegna dell’eleganza.
Rosa Chemical – Made in Italy. 7: Al netto delle polemiche più o meno sterili, la sua canzone sicuramente non passa inosservata. Tra il rap e la disco, movimenta un Ariston che inizia a sonnecchiare. Vuole essere provocatorio, riesce ad esserlo. Risentiremo anche questa.
Lda – Se poi domani. 6,5: Chissà se il suo completo non sia un omaggio alla squadra Blu di Amici. Dal serale a Sanremo senza sfigurare, buona vocalità e brano che scorre liscio, anche se la classifica non lo premia.
Paola e Chiara – Furore 6: Chi si aspettava la gran chiusura resta inevitabilmente deluso. Tutto un po’ troppo sempliciotto, dalla “coreografia”, al testo. “Sole/Furore/Rumore” sembra tanto la versione pop dance di Sole/Cuore/Amore.