di DARIO CIOFFI

Tanto per capirci…
Loro nel pallone sono il passaggio elegante di Brahim Diaz, noi la scivolata di Gyomber.

E siccome se vogliono andare di forza ci prendono a testate con Giroud, noi gli rispondiamo prima con la zampata di Dia e poi con le parate di Ochoa, che con quel modo di saltare (‘a jatta è il soprannome più azzeccato sentito su di lui nel nostro geniale dialetto) ti fa (ri)pensare che le puntate di Holly e Benji così strane non erano.

A Pioli, che tempo fa il Milan lo riprese accartocciato sulla sua storia e oggi l’ha riportato tra le prime otto d’Europa (e a me fa tanto piacere, per uno che aveva poco più della mia età di ora quando si prese insieme a noi quelle due coltellate di Kutuzov), opponiamo Paulo Sousa. Che peggio di Pioli mi fa sentire vecchio. Io me lo ricordo in campo, mister Paulo, e proprio a San Siro in uno “spareggio” per il Mondiale (quando non li perdevamo) Italia-Portogallo, che poi spareggio in realtà non era, ma quando ci metti l’etichetta così resta appiccicata a vita (tipo “lo spareggio di Bergamo Atalanta-Salernitana”). Gli azzurri vinsero con gol dell’altro Baggio (Dino), staccando il pass per Usa ’94, e Paulo fece vedere quant’era bravo al Meazza, da calciatore, come ha rifatto trent’anni dopo da allenatore, prendendo la nostra miseria e mettendola a paragone con la nobiltà. Senza spocchia. Semplicemente a testa alta e petto in fuori. Con la sfacciataggine – rispettosa, e ci mancherebbe pure – di chi ti toglie due centrocampisti e mette due attaccanti. Ne avessimo presi (altri) tre, di gol, si sarebbe detto che “chist’ ‘n’è buon’…“, e però c’ha avuto ragione lui e allora peana al coraggio. È bello ‘o pallone perché tutti gli abbiamo dato almeno un calcio, pure coi piedi storti…

Ah, hanno provato a rovinarcela, questa partita da Bersagliera, con un rigorino comico. Il Var ha corretto subito, e però io, più che sulla (non) spinta di Bradaric, il replay l’avrei fatto sul primo piano di Bennacer che faceva la faccia dello studente che torna a posto dopo aver “fatto credere” alla prof che “sì, i compiti erano fatti“, e però aveva “dimenticato il quaderno a casa“.

Ce lo siamo meritati, ‘sto punto di platino per salvarci – sìssignore, è la cosa che conta di più – e pure carico di fascino e suggestioni. Ché l’obiettivo della salvezza tranquilla è aleatorio. Noi ci vogliamo “sfiziare” (restando in serie A, chiaro!). Essere orgogliosi degli undici granata. Ed è per questo che ce la meritiamo tutti la notte di San Siro: i bambini che – vivaddio, e beati loro! – stanno scoprendo che “Camminerò insieme a te” è slogan da Scala del calcio, e quelli che c’erano e ci saranno sempre, in rima baciata, a Milano o Gavorrano.

Tutto bellissimo. Quindi, avanti la prossima. Ché mi sono svegliato prima della sveglia delle 5, ma ho fatto (altri) bei sogni…

foto Francesco Pecoraro / US Salernitana 1919

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