di DARIO CIOFFI
Decenni fa all’Olimpico i pionieri della Curva granata del Vestuti ci andavano a “studiare”. Penna e taccuino. Per rubare alla Sud romanista un’idea e qualche espressione, farle proprie, e costruire tutto quel che ben presto avrebbe fatto d’una dannata periferia di serie C un esempio d’identità e passione al di là dei risultati sportivi della propria squadra (per quelli, con una “pazienza di giobbe”, i nostri “vecchi” hanno aspettato una quarantina d’anni).
Oggi, sicuramente anche per il silenzio dei giallorossi, quello stadio in cui ci si confondeva tra i banchi è diventato una cattedra. E in quei cori che riecheggiano, in tutto quel granata che sventola con fierezza, senza più assilli né paure (ché in serie A ci stiamo, e ci saremo ancora), c’è la storia, il presente e il futuro d’un popolo che sa da dove viene. Ed è la forza più grande per chi sa (pure) dove vuole andare…
Certo, con una squadra così è tutto più semplice. Ha orgoglio, coraggio, gioco. Ha tutto quel che si possa desiderare per una “provinciale” che non si dà arie da aristocratica (perché ha fame pure a stomaco pieno), e però che all’aristocrazia si diverte un sacco a togliere punti.
Vabbè, il riassunto delle puntate precedenti ve lo risparmio. Dico solo che, non avendo per ragioni anagrafiche visto di persona giocare – a proposito di Roma – Ago Di Bartolomei, ero abbastanza convinto che una cosa mi sarebbe stata impossibile: vedere un campione, non solo qualche ottimo calciatore (e ce ne sono stati tanti), con la maglia della Salernitana.
Beh, ho la sensazione, quest’anno, in un colpo solo, d’averne visti tre.
“Liberi di sognare”, dicevamo qualche anno fa. Lo stiamo facendo.
E questo è per tutti quelli che non credono ai sogni con la scusa d’esser grandi…